Il volo di Ganimede

Mito di ascesa nella Germania moderna


Lea Ritter Santini ripercorre le varie fasi interpretative attraverso cui è passato il mito di Ganimede nei modelli artistici e letterari nella Germania degli ultimi tre secoli, soffermandosi sui segni e sui simboli che di esso sono stati trasferiti nel linguaggio figurativo della politica. La convinzione che guida l’autrice in questo percorso da Goethe a George, da Novalis a Curtius, da Hölderlin a Heidegger, è dichiarata fin dall’inizio: nel loro essere formule visive universali, «le immagini raggiungono gli animi…in maniera più immediata delle parole» (p. 14). La necessità della persuasione politico-retorica rende necessario sottrarre i simboli all’astrattezza del discorso artistico, allo scopo di recuperare quello spazio storico-sociale che governa i rapporti umani di potere: «le coscienze si lasciano convincere meglio a rispettare il confine segnato dall’autorità, tributando onore e ammirazione ai simboli e agli emblemi se sono indotte a considerare con stupore situazioni e avvenimenti cui identificarsi» (p. 17). In questo senso l’analisi iconologica del mito di Ganimede risulta efficace, proprio perché esso, rappresentando enfaticamente la differenza tra ‘alto’ e ‘basso’, tra ‘padre’ e ‘figlio’, tra ‘maschile’ e ‘femminile’, permette una profonda riflessione sul rapporto simbolico tra identità personale e autorità politica di carattere ‘paterno’, senza trascurare il ‘lavoro’ della storia che estrae dalla polisemia semantica del mito il significato esemplare per l’epoca, in un terreno politico a metà tra rivendicazione nazionalistica di potere terreno e desiderio salvifico di predilezione divina. Tra le pagine che meritano di essere segnalate per la loro incisività storico-artistica debbono essere citate quelle sulle rielaborazioni del mito di Prometeo, sulle figure della Vergine Europa e della Vergine Germania, sulle aquile degli stemmi araldici e sul tema del ‘rapimento’; pagine spesso centrate sulla rilettura delle figure mitologiche della Grecia classica presenti nelle opere degli artisti e degli architetti tedeschi, in uno sforzo teso a ricreare l’originaria unità tra ‘grecità’ e ‘germanesimo’. Malgrado ciò, l’intento dell’autrice non è stilisticamente apologetico, e nemmeno semplicemente storico, bensì severamente critico nei confronti del progetto politico fondato sul concetto di appartenenza ‘privilegiata’ che percorre le varie tappe della Germania moderna fino a Hitler, rappresentate dalle diverse interpretazioni del mito di Ganimede inteso come simbolo di redenzione e compimento, teso alla giustificazione dello statuto ‘divino’ dell’autorità e della sovranità dello spirito tedesco.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1998
Recensito da
  • Carlo Altini

    Professore di Storia della filosofia - Università di Modena e Reggio Emilia

Anno recensione 1999
Comune Venezia
Pagine 184
Editore