Italia laica

La costruzione delle libertà dei moderni


Sulla scia della riscoperta internazionale di filosofi come Machiavelli, Vico e Gramsci, nonché del successo attualmente riscosso da Esposito, Agamben e Negri, si discute da qualche tempo sul senso e sulla specificità della cosiddetta "Italian Theory". Il dibattito gravita più specificamente attorno all’ipotesi secondo cui ciò che ha sempre contraddistinto la filosofia italiana sarebbe la sua vocazione civile e politica. Il contributo che Michele Ciliberto, con il suo volume Italia laica, fornisce al dibattito consiste nell’evidenziare il ruolo decisivo assunto dalla "libertà di pensiero" nella costruzione delle più importanti prospettive filosofiche e politiche italiane. Ciliberto sviluppa questa sua idea attraverso una serie di attente riflessioni sui grandi protagonisti della filosofia italiana, da Machiavelli a Croce e Gentile, passando per Bruno, Galilei e Vico. Italia laica si rivela così un libro interessante sia dal punto di vista storiografico, sia da quello più propriamente critico, delle opinioni tradizionali, e talvolta scontate, sulla cultura "umanistica" dell’Italia moderna.

Sul piano del metodo il libro di Ciliberto dà prova di un modo originale e filologicamente puntuale di lavorare sulla storia delle idee. In controtendenza rispetto alle classiche "gallerie di opinioni" e alle vecchie costruzioni di "edifici storico-speculativi", Ciliberto fa leva a più riprese sul riconoscimento della "ineffabilità dell’individuo", ovvero sulla valorizzazione di singole esperienze storiche del passato, utili sopratutto per comprendere alcune situazioni altrettanto singolari da noi vissute nel presente. Il grande teorico e storico dell’arte Aby Warburg – che a partire dalle suggestioni della cultura rinascimentale italiana si è reso precursore di una rivoluzione tuttora in corso nel campo della critica – è in questo senso un riferimento essenziale per le analisi di Ciliberto. Il passato della storia italiana, di cui Italia laica ci fornisce un inedito spaccato, è infatti concepito come una riserva inesauribile di immagini immobilizzate dal peso del tempo storico. L’impegno della critica sarà quello di far rivivere il passato nell’attualità, recuperando una sorta di pathos della storia disseminato e perduto nel corso dei secoli. Giordano Bruno è certamente il più illustre e geniale precursore di quest’arte del rinnovare "lo stato di tensione del pensiero" (p. XV). La grande lezione di Bruno consiste in tal senso nell’avere mostrato, in ogni fase della sua esperienza, quanto il pensiero necessiti strutturalmente delle immagini per esprimere al meglio le proprie capacità: pensare, sotto questa luce, significa vivificare le immagini depositate nella memoria, individuando in esse sia delle "forme" comprensibili attraverso la ricostruzione storica, sia dei "predicati" che spieghino il modo in cui tali forme sono mutate nel tempo.
Se per un verso, dunque, l’Italia "laica" rappresenta la forma che Ciliberto pone al centro delle sue analisi storiche, per altro verso, "civile" è il predicato da lui assunto per spiegare l’evoluzione di questa forma e i modi diversi in cui essa si presenta negli autori presi in considerazione. Una delle acquisizioni critiche più preziose che Italia laica restituisce al lettore è la decostruzione motivata e consapevole di quello che è ormai un luogo comune della vicenda politica e culturale dell’Italia moderna, ovvero l’ottica pregiudiziale secondo cui l’unica attualizzazione possibile della libertas philosophandi testimoniataci da Bruno, Campanella e Galilei consista in un atteggiamento di risoluta chiusura nei confronti delle istituzioni storiche di fronte alle quali questi e altri eroi civili della storia italiana difesero fino in fondo le proprie posizioni.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Michele Ciliberto

    Presidente - Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Firenze

Anno pubblicazione 2012
Recensito da
Anno recensione 2013
ISBN 9788863724004
Comune Roma
Pagine xxv + 246
Editore