La città multietnica: lo spazio sacro


Un volume a più voci – tra cui quelle di G. Grampa, A.R. Buralli e R. Tagliaferri – per sottolineare l”esigenza di creare spazi urbani in cui la società multietnica prossima ventura possa trovare un’accoglienza che rispetti le peculiarità e le differenze tra religioni e culture diverse (e che recuperi la funzione centrale che l’edificio﷓piazza svolgeva nel passato e sembra avere perduto nel caotico sviluppo delle città attuali). Senza volere riconquistare un primato in ambito urbanistico, l”edificio religioso potrebbe tuttavia svolgere un”importante funzione di dialogo e di scambio interreligioso (analogo a quello svolto da altri spazi urbani quali i giardini e i luoghi del commercio). Occorre, secondo gli autori, ristabilire anche un dialogo diverso all”interno della comunità dei credenti: un tempo la decisione di costruire la chiesa era un “atto pubblico” la cui discussione coinvolgeva i credenti; oggi, invece, essa avviene circondata da un disinteresse che rischia di trasformarsi in distruzione della memoria e, da parte degli architetti, in emancipazione dalle preoccupazioni rituali. Questo fatto ha ridotto la chiesa al livello di “servizio pubblico”, localizzato in modo indifferenziato sul territorio. E” essenziale invece – sostengono gli autori – che l”edificio sacro esalti la propria potenza comunicativa, contenuta nei suoi simbolismi escatologici, apotropaici, ecclesiologici e ludico/spirituali.
Contemporaneamente si dovrebbe assicurare una “riqualificazione” del patrimonio esistente, valorizzando l”autonomia del sacro e, al tempo stesso, proponendo un dialogo più stretto con la rete dei servizi pubblici del territorio: la chiesa deve dare “prestigio” alla zona della città in cui è costruita. La storia dell”architettura sta dimostrando in modo sempre più preciso che è impossibile “un esclusivismo figurativo nella formazione di immagini spaziali delle tre religioni monoteiste”. Gli architetti, infatti, hanno quasi sempre utilizzato pochi modelli figurativi, presenti in tutte le culture, rendendo quindi possibile un discorso religioso universale. E” innegabile che l”edificio sacro, in cui regna il silenzio, svolga già adesso la funzione di spazio per un momento di riflessione nel caos urbano: valorizzare questa funzione di luogo d”incontro e mettere in secondo piano quella di monumento è una lezione che già il cardinale Lercaro aveva impartito negli anni Sessanta, ma che non sembra aver avuto molti sostenitori.

Dati aggiuntivi

A cura di
Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Venezia
Pagine 194
Editore