La conversione dell'Europa


L’epoca analizzata (i mille anni che vanno dal 371 al 1386 d.C.) e l’area geografica individuata (l’intero continente europeo) giustificano la mole di un volume che ha comunque il pregio di conservare un filo conduttore preciso grazie al costante riferimento ai testi originali e alle più recenti scoperte archeologiche. Esso evidenzia come nel corso dei mille anni presi in considerazione il percorso della conversione al cristianesimo sia stato non solo lento e difficile, ma anche contraddistinto da momenti di riflusso. La ricostruzione di Fletcher mette in rilievo che la conversione non fu un fatto individuale guidato da una ferma convinzione o da un “riorientamento” dell’anima, ma fu spinta dalla valutazione dei vantaggi materiali che se ne potevano trarre. Questo aspetto trova adeguato riscontro nei documenti, dove il termine usato è “accettazione” o “sottomissione” alla nuova dottrina che implicava appunto l’esercizio di un’autorità. Lo dimostrano i documenti di parte regia e quelli provenienti dall’ambiente aristocratico unitamente alle esitazioni ad abbandonare il paganesimo. Il percorso della conversione nei paesi forti dell’Europa (Francia, Germania) fu favorito dalle fessure che si aprirono nel tardo Impero romano: i vescovi cercarono di colmare quei vuoti, cercando un accordo con il potere secolare e assumendo un ruolo pubblico che suscitò l’attenzione sia delle popolazioni urbane che di quelle rurali. La vicinanza tra i due poteri venne evidenziata dalle costruzioni delle prime missioni monastiche nei pressi delle residenze regali: la strategia dei missionari prevedeva proprio la scelta di operare partendo dai vertici, perché convertire i sovrani significava avere protezione, donazioni e condivisione dei diritti. Un aspetto della missionarietà del cristianesimo fu la sua capacità di adattamento agli usi sociali delle popolazioni avvicinate, riuscendo al tempo stesso a conferire coesione e identità alle comunità. Ciò vale anche per le lingue nelle quali avvenne la predicazione: infatti, se il cristianesimo è stato una religione dei luoghi prefissati (chiese, monasteri, luoghi di culto), esso non ebbe una lingua prefissata. Infine sono interessanti i suoi rapporti con le altre religioni monoteiste. Non vi fu una forte volontà di convertire le popolazioni musulmane o ebraiche fino a quando l’approccio militare delle crociate non ebbe esito negativo: l’XI secolo segnò quindi la fragorosa esplosione dell”intolleranza ponendo fine a quell’interscambio libero e relativamente facile tra i monoteismi rivali che aveva caratterizzato le epoche precedenti.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Milano
Pagine 659
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