La costellazione postnazionale

Mercato globale, nazioni e democrazia


I saggi raccolti in questo volume, rappresentano un primo tentativo di interpretare i processi di globalizzazione e le loro conseguenze sugli ordinamenti democratici, nel quadro della teoria della democrazia deliberativa. Conscio del rischio, per i regimi democratici di stampo occidentale, di perdita di potere sovrano, a causa del trasferimento di competenze in campo economico ad entità sovranazionali, non legittimate democraticamente, Habermas non cede però alle argomentazioni degli antagonisti della globalizzazione in quanto tale, ma si pone il problema di come coniugare le esigenze normative della giustizia sociale, fondamento delle democrazie sociali del secondo dopoguerra, con le esigenze funzionali del mercato, considerato comunque incapace di autoregolarsi. Nonostante sia intesa come ideale universale almeno dal 1945 ad oggi (l’oggetto del primo saggio riguarda proprio la capacità di apprendere da catastrofi epocali, come il totalitarismo e l’olocausto), la democrazia si è realizzata storicamente solo all’interno di quella che Habermas definisce la costellazione nazionale: stato, territorio e, soprattutto, un’economia nazionale, su cui intervenire attraverso la creazione dello stato sociale e con meccanismi redistributivi, al fine di garantire lo sviluppo di quel minimo di solidarismo civico, necessario al funzionamento delle istituzioni democratiche. La globalizzazione dei mercati, riduce le autonomie dei singoli stati in campo economico, quindi mina la possibilità di attuare politiche redistributive, provocando un progressivo esautoramento del sistema politico a favore di quello economico: nella misura in cui vengono distrutti i presupposti sociali di una partecipazione politica diffusa, anche le decisioni democratiche prese in maniera formalmente corretta perdono di credibilità. Habermas individua due possibili percorsi per ovviare ad una tale perdita: il primo riguarda la progressiva fusione di stati in entità di dimensioni maggiori, quale un Unione Europea realmente integrata in un stato federale, in grado se non di la logica del mercato, almeno di mettere in campo entità politiche sufficientemente forti per tentare di ridurne gli squilibri. Il secondo, più in sintonia con la concezione deliberativa della democrazia, prevede la creazione di una nuova costellazione transnazionale, capace di costruire reti globali di dibattito democratico, in grado di restituire una “chiusura” politica all’“apertura” provocata dallo sfondamento economico dei confini nazionali, riconoscendo l’autonomia di diversi soggetti di autogoverno locale, nazionale e sovranazionale, anche di natura non istituzionale.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Milano
Pagine 134
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