La costruzione del male

Dall'Olocausto all'11 settembre


Nella storia esistono eventi sconvolgenti che portano a ridefinire l'identità di una collettività: è il caso della Shoah o – fatte le debite proporzioni – della guerra in Vietnam e dell'11 settembre 2001. Tuttavia, sostiene l'Autore, l'efferatezza o l'orrore non bastano a fare di un evento, per quanto dirompente, un trauma collettivo. A questo scopo è necessario un processo sociale di "costruzione del male" in cui hanno un ruolo determinante le vittime, i media, l'opinione pubblica e il potere politico. L'analisi dei motivi che hanno portato eventi dirompenti a trasformarsi in traumi collettivi, cioè in fenomeni culturali, è il principale obiettivo del volume. La costruzione culturale di un evento dipende dall'identità degli agenti coinvolti, dalla competizione per il controllo simbolico, dalle strutture di potere e dalla distribuzione delle risorse emotive. Per questo motivo, non tutti gli eventi sconvolgenti si trasformano in traumi collettivi che, per diventare tali, devono provocare profonde crisi culturali penetrando all'interno del senso di identità delle collettività. Tuttavia, queste narrazioni, queste strutture culturali, non sono consapevoli, malgrado la creazione e la routinizzazione dei traumi culturali abbia implicazioni normative fondamentali per lo svolgimento della vita sociale. Permettendo ai membri di una collettività di condividere il dolore degli altri, i traumi espandono i confini della comprensione sociale e aprono la strada a nuove forme di fusione sociale. Singolare, in questo caso, le vicende legate al trauma collettivo per eccellenza, la Shoah, che nei due decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale era classificata come una vicenda in cui si raggiungeva il culmine dell'atrocità, ma non come trauma collettivo. Secondo Alexander, l'iniziale sottovalutazione della Shoah è da farsi risalire all'inadeguatezza delle riflessioni sugli eventi traumatici basati unicamente sul senso comune, incapace di distinguere – per esempio – tra assassinio di massa e genocidio. La rappresentazione del nazismo come "male assoluto" enfatizza non solo il suo essere associato con la violenza e la repressione, ma anche il modo in cui esso associava le violenze all'odio etnico, culturale e religioso. La base per un'identificazione psicologica con la Shoah a livelli mai registrati in precedenza è stata dunque fornita dall'allontanamento da una particolare connotazione spazio-temporale. Il progetto di rinominare e ritualizzare la Shoah ha contribuito alla ricostruzione morale del mondo contemporaneo: l'estensione simbolica delle sue implicazioni ha scatenato un'universalizzazione senza precedenti della responsabilità politica e morale.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2006
Recensito da
Anno recensione 2008
Comune Bologna
Pagine 239
Editore