La morte come tema culturale


Con questo volume Assmann si propone di contribuire alla costituzione di una «tanatologia culturale», ossia di uno studio della morte che ne metta a fuoco per via comparativa la tematizzazione nelle diverse culture. Fenomeno dalla irriducibile uniformità biologica, la morte infatti diviene significativa solo nel momento in cui le culture la affrontano, la trascendono e attribuiscono valore simbolico alla loro consapevolezza della mortalità. Tale approccio culturale allo studio della morte implica pertanto, da un lato, un’analisi delle componenti della «storia della morte» – riti mortuari, riti di lutto, forme del morire, immagini mortuarie, concetti di immortalità –, mentre, dall’altro, richiede di includere la questione della morte nel quadro della memoria culturale, tema al quale Assmann ha legato il proprio nome in alcuni studi magistrali: il superamento della morte, la costruzione di significati durevoli al di là della vita individuale, è infatti uno degli impulsi fondamentali nella fabbricazione delle culture, al punto che il trattamento culturale della morte indica l’inquadramento di esperienze individuali e forme del ricordo in una memoria culturale che non ripercorre solo i millenni del passato collettivo, ma arriva ad abbracciare anche gli spazi dell’aldilà.
Egittologo insigne, anche in questo volumetto Assmann verifica le proprie proposizioni metodologiche e teoriche principalmente su documentazione egizia. Da un’analisi di iscrizioni funerarie, riti funebri e immagini mortuarie emergono pertanto tre immagini egizie della morte: la morte come nemico, dimensione nella quale si viene a costituire una concezione dell’individualità che trascende l’esperienza in vita; la morte come ritorno a casa, processo de-individualizzante di ritorno nel grembo materno; e infine la morte come mistero, aspetto cruciale dell’intera cultura egizia, cui si lega anche la peculiare attribuzione di sacralità al cadavere. Tale sacralità della morte spiega anche il suo legame con l’idea di giustizia, e quindi la sua valenza teologico-politica: inclini a una concezione soterio-logica dello stato, e tuttavia soggetti ai suoi ripetuti crolli, secondo Assmann gli egizi hanno cercato un supporto saldo alle proprie esperienze civili e l’hanno trovato nell’idea del tribunale dei morti, ossia di un organo giudicante non sottoposto ai mutamenti della storia. Ecco pertanto un ultimo aspetto qualificante delle concezioni egizie della morte e un’importante piattaforma di analisi comparativa, ossia che la memoria rituale sedimentata nel rapporto con la morte abbia la funzione di impedire il cambiamento e proteggere l’ordine cosmico.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Jan Assmann

    Professore di Egittologia - Universität Heidelberg

Anno pubblicazione 2002
Recensito da
Anno recensione 2002
Comune Torino
Pagine 95
Editore