Lete

Arte e critica dell''oblio


Weinrich esamina la presenza del concetto di oblio nella letteratura e nel pensiero filosofico, partendo dalla considerazione che il mondo occidentale ha cercato la verità (il cui termine greco, aletheia, indica anche il “non dimenticato”) dalla parte della memoria e del ricordo e che soltanto nell”età moderna ha fatto il tentativo di attribuire un valore di verità anche all”oblio. Tra i primi ad aver concesso un posto d”onore proprio all”oblio bisogna ricordare Omero, che in particolare nell”Odissea introduce numerosi episodi nei quali la memoria di Ulisse viene cancellata con artifici vari. L”eroe omerico rimanda all”opera di Dante, definito da Weinrich “l”uomo della memoria”, che con il suo viaggio nel regno dei morti ha costruito la “cattedrale perenne” in onore alla loro commemorazione. Dante, inoltre, riprende la teologia della memoria di origine agostiniana che vede in Dio Padre la rappresentazione della memoria, nel Figlio della conoscenza e nello Spirito Santo della volontà (o previsione), così indagando con la sua memoria umana, in forma poetica, la memoria divina. Mentre l”opera di Dante nacque in un periodo in cui la memoria godeva di grande reputazione nella cultura europea, l”opera di Proust, che erige alla memoria culturale il più grande monumento letterario della modernità, giunse in un”epoca che ne sottovalutava il valore culturale. Proust è invece antagonista della psicoanalisi freudiana. La sua “mnemopoetica” è avviata volontariamente e si conclude con la memoria involontaria dopo un oblio profondo e duraturo, proprio all’inverso del percorso psicoanalitico. Passando in rassegna il mondo filosofico, Weinrich nota che il discorso sull”oblio appartiene al mondo maschile, poichè alle donne spettava il ruolo di dimenticate. Mancano quindi autrici che abbiano contribuito a plasmare questo tema importante della storia culturale partendo dalla propria prospettiva di scrittura: anche se Lete è una dea, non domina ancora sulla letteratura femminile. Importante è invece il rapporto tra la scrittura e l”oblio che è stato analizzato anche da Kant, il quale, al pari di altri pensatori dell”illuminismo, non aveva al centro della sua riflessione il tema della memoria. In conclusione Weinrich mostra come l”invenzione della scrittura abbia, da una parte, fornito un ampliamento inaudito della memoria culturale, ma, dall”altro, abbia inflitto un colpo notevole alla cultura orale così risultando alleata dell”oblio. Nell”odierna società dell”informazione il problema da risolvere riguarda invece la possibilità di liberarsi dall”informazione superflua: occorre una nuova arte dell”oblio?

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 1999
Comune Bologna
Pagine 324
Editore