Lettera da Singapore

Ovvero, il Terzo Capitalismo


Esiste un capitalismo fondato sul monetarismo spinto, sulla restrizione più radicale del ruolo dello Stato, sulla negazione dell”utilità del Welfare; esiste poi un capitalismo fondato su forme di scambio tra capitale e lavoro, finalizzate ad una equa redistribuzione della ricchezza prodotta. La conclusione di questo saggio è che il modello di sviluppo lì affermatosi sfugge alle classificazioni sopra richiamate. Il sociologo dell”organizzazione – già autore di Il tubo di cristallo. Modello giapponese e Fabbrica Integrata alla Fiat auto, Il Mulino, 1993 – riprende la tesi di Peter Berger, secondo il quale il capitalismo asiatico, in generale, presenta tre anomalie rispetto ad altrettanti assunti del dibattito sul capitalismo. Esso mostra che anche laddove non ci sono ricchezze naturali è possibile raggiungere livelli anche molto avanzati di benessere, ridescrivendo, così, anche una lettura statica della biforcazione tra centro (paesi ricchi ) e periferia (paesi poveri); che tale livello di sviluppo può essere raggiunto congiuntamente, sin dall”inizio, ad una diminuzione delle diseguaglianze sociali; che, infine, la crescita economica non si associa automaticamente ad una crescita della democrazia. Emerge dallo studio di questa Città-Stato il modello del Terzo Capitalismo, caratterizzato da tre tratti fondanti: lo “stato sviluppista” – cioè uno stato interventista, ma volto “non a redistribuire il surplus a scopi di eguaglianza sociale, bensì ad accelerare la sua formazione”, come un attore consapevole della distanza tra ideologia capitalista del rischio e pratica dell”investimento certo; lo sviluppo di una industria fortemente orientata all”esportazione; l”autoritarismo in politica e nelle relazioni industriali, secondo un tipo di legittimazione per cui i governi, pur mantenendo l”ordinamento sociale presente, agiscono in base ad un progetto di trasformazione socioeconomica a prescindere dai desideri dei cittadini (M. Castells). Un quadro istituzionale che ridefinisce il cittadino come lavoratore-investitore, viene così interpretato attraverso quattro ossimori: la sua esemplarità irripetibile, l”economia di mercato unita ad un ferreo dirigismo sociale, l”emergenza istituzionalizzata, l”autoritarismo raffinato di una società che si pone l”obiettivo di trasformarsi in una gracious society. In un modello sociale che a Bonazzi sembra potersi riassumere nell”ibrido di “un motore capitalista in una struttura socialista”, la cui modestia culturale sembra trovare spiegazione in un vitalismo antiintelletualista, in “una cultura che procede per vie di fatto”, pare potersi scorgere il vero nodo conflittuale del futuro, che si sposta dal confronto sui modi di produzione alle differenti concezioni antropologiche del rapporto tra individuo e società.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1996
Recensito da
  • Vando Borghi

    Professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro - Università di Bologna

Anno recensione 1996
Comune Bologna
Pagine 176
Editore