Mosè, Eschilo, Sofocle

All'origine dell'immaginario giuridico


Potrebbe sembrare un paradosso collegare il discorso narrativo a quello giuridico o, più ancora, parlare di "narrativa del diritto". Lo scopo del volume di Ost è invece quello di dimostrare che alla base della fondazione del diritto e della legge vi è un testo narrativo fondativo. Le tavole del Sinai, le leggi di Solone, il codice di Giustiniano dimostrano che ad ogni nuova era giuridica corrisponde un testo mitico, un prototipo di "legge perfetta" che riflette la perfezione del suo autore: ciò che conta è mobilitare a vantaggio dell'autorevolezza della legge il fondatore immaginario. Nel volume si utilizzano tre testi – l'Esodo, l'Orestea di Eschilo e l'Antigone di Sofocle – per rilevare come la letteratura manifesti nel particolare e nel concreto ciò che il diritto declina nel registro della generalità e dell'astrattezza. Questi grandi testi costituiscono gli scenari immaginari ai quali si ispira il diritto: irriducibili a un'interpretazione univoca, queste storie sono perfino più vere della loro trascrizione giuridica, perché rendono più efficacemente giustizia all'infinita complessità del reale. In contrasto con una visione formalista o morale della legge, Ost si pone un obiettivo ambizioso: immergere il diritto nella finzione letteraria per permettergli di ritrovare le proprie radici culturali. La rilettura dell'Esodo in questa chiave rivela che il contenuto della legge mosaica conta meno delle condizioni di possibilità della legge. L'autorevolezza del fondatore, profeta ispirato, permette di cogliere che nel Sinai il popolo d'Israele si impegna, affidandosi alla nuova legge di Dio, nella pratica della libertà. Nell'Orestea si assiste al passaggio dal pregiuridico al diritto, dalla logica della vendetta alla pratica della giustizia: l'ordine del mondo non può più essere dedotto da un ordine delle cose dato e naturale, ma si costituisce in maniera pratica all'interno di un'attività intersoggettiva. Qui si prefigura una nuova dialettica giuridica nella quale, da un lato, vengono mobilitate le risorse del rito per ravvivare l'autorità necessaria per tenere a distanza la violenza e, dall'altro, viene evocato il terrore sacro. Nell'Antigone viene approfondito l'interrogativo che una società affronta a proposito della legittimità del diritto applicabile: il diritto in vigore nella città estende il proprio potere alla sfera della pietà familiare? Antigone pratica il rifiuto dell'ordine ingiusto, compiendo quindi un atto di disobbedienza civile che si inscrive nelle spazio pubblico, assumendosi il rischio della sanzione mentre persegue l'abrogazione o la modifica delle norme contestate con un atteggiamento che acquista una dimensione politica.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788815116109
Comune Bologna
Pagine 231
Editore