Nessuna salvezza fuori della Chiesa. Storia e senso di un controverso principio teologico


Il sempre più attuale dibattito sul pluralismo religioso comporta la necessità di riconsiderare attentamente il rapporto tra chiesa e salvezza: ciò è quanto si propone Giacomo Canobbio attraverso la ricostruzione del significato teologico e delle vicende storiche del principio extra ecclesiam nulla salus enunciato, a partire dal III secolo, da Origene e Cipriano. Innanzitutto il volume pone la questione soteriologica, ovvero come potesse un avvenimento puntuale della storia – la venuta del Cristo – avere un’efficacia universale se non attraverso la Chiesa, nella quale venivano accolte persone di ogni provenienza: l’elemento discriminante era infatti la fede, non l’elezione e la predestinazione di un solo popolo. Il concetto venne successivamente ribadito da Agostino, per il quale la Chiesa cattolica e la predicazione di Cristo avevano aumentato la responsabilità di ciascuno. Accanto alla rigida interpretazione del principio, si venne poi profilando gradualmente l’accentuazione della libertà di Dio in rapporto agli strumenti stabiliti per raggiungere la salvezza: da una parte si rimarcava il fatto che la salvezza era destinata da Dio soltanto ad alcuni eletti, dall’altra si affermava che Dio doveva dare a tutti l’aiuto necessario per raggiungerla. Nel Medioevo il segno dell’appartenenza alla Chiesa divenne invece la sottomissione al pontefice romano. In questo modo si spostò sul piano politico una questione fino ad allora puramente teologica: se un sovrano non riconosceva l’autorità del papa non poteva raggiungere la salvezza, a motivo della sua esclusione dalla comunità dei cristiani. Il problema dell’appartenenza alla Chiesa ai fini della salvezza, rileva Canobbio, venne inoltre complicato dalla Riforma, che sembrava negare la dimensione storica della Chiesa e ne metteva in questione l’autorità. La conseguenza fu la costituzione di un dilemma teologico: da un lato la necessità di mantenere la possibilità della salvezza per tutti, dall’altro quella di precisare che solo nella Chiesa era possibile ottenerla (per evitare una dichiarazione di legittimità dello scisma e l’ammissione che la Chiesa voluta da Cristo non era unica). Il Concilio Vaticano II e le successive encicliche che hanno affrontato l’argomento hanno cercato di superare l’affermazione della centralità della Chiesa, riconoscendo l’importanza delle altre religioni senza tuttavia concedere spazio alla possibilità di una chiesa "invisibile": in questo senso per i cattolici la Chiesa rimane necessaria per la salvezza perché è intesa come la traccia storica del disegno di Dio manifestatosi in Gesù Cristo.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Giacomo Canobbio

    Professore di Teologia sistematica – Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Milano

Anno pubblicazione 2009
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788839908384
Comune Brescia
Pagine 407
Editore