Nietzsche


Gentili analizza l’evoluzione del pensiero di Nietzsche, dagli anni della sua formazione filologica fino al tracollo psichico, dedicando molta attenzione anche all’eredità lasciata dal pensiero nietzscheano a vari pensatori del Novecento, da Heidegger a Bloch, fino a Mann. Per Gentili la riflessione estetica di Nietzsche non è mai circoscrivibile al solo campo dell’arte e del bello, ma vuole piuttosto indicare che l’arte è l’unica vera attività metafisica dell’uomo, al punto che “solo in quanto fenomeno estetico l’esistenza del mondo è giustificata”. Anche nella Nascita della tragedia l’interpretazione innovativa dell’arte greca ha sempre come fine ultimo qualcosa in più, visto che conduce a una critica della cultura occidentale, tedesca in particolare, affetta da un eccesso di razionalismo socratico. La critica di Nietzsche alla cultura è poi inscindibile da quella alle istituzioni scolastiche, che attraversa le conferenze pubbliche Sull’avvenire delle nostre scuole e le Considerazioni inattuali. È come se Nietzsche opponesse all’alessandrinismo del moderno “filisteo colto” il canto del Satiro barbuto, maschera di Dioniso che rappresenta la visione greca dello stato di natura, in contrasto con la “menzogna della civiltà”. Riconoscendo il dionisiaco e il dolore come base dell’esistenza, si comprende il ruolo dell’arte come velo per la verità, come risarcimento per il dolore dell’esistenza. Questa interpretazione dell’arte si sviluppa ulteriormente nel periodo dell’illuminismo nietzscheano, al quale Gentili dedica ampio spazio. A partire da Umano, troppo umano è la scienza a svolgere il ruolo centrale, in quanto critica e smaschera tutte le illusioni dell’uomo, compresa la scienza stessa. Sono errori umani la morale, il cristianesimo e la metafisica; errori però indispensabili per sopportare la vita, menzogne che l’arte è in grado di produrre. Svelati grazie al metodo genealogico il carattere illusorio e la natura mitologica del cristianesimo, della morale e della metafisica, la filosofia del meriggio di Nietzsche appare come una rimitologizzazione sulla base di una demitologizzazione. L’arte, produttrice di menzogne, capacità creativa dell’uomo, è infine interpretata come volontà di potenza. Nella ricapitolazione finale viene lanciato uno sguardo complessivo sulla filosofia di Nietzsche, riconosciuta come sistema imperfetto a causa dell’inconciliabilità tra la dottrina dell’eterno ritorno e quella della volontà di potenza, la quale in quanto “principio di tutti i nostri impulsi” contrasta per il suo presupposto di linearità con la circolarità dell’eterno ritorno.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2001
Recensito da
Anno recensione 2002
Comune Bologna
Pagine 410
Editore