Raccontare Dio. La religione come comunicazione


Enzo Pace intende riflettere sulla centralità del potere della parola nelle grandi religioni ricorrendo a un approccio comparativo e agli strumenti analitici della sociologia, senza ricadere nello schema del ragionamento binario primitivo-evoluto, elementare-complesso. Le religioni, infatti, possono essere rappresentate come grandi sistemi di credenze stratificate, interrelati e tendenti ad alimentarsi reciprocamente, perché accomunati da una struttura profonda: il potere della parola, capace di fissare o spostare i confini degli universi di senso individuali e sociali. In tal senso, la comunità di fede si regge su un continuo processo di comunicazione ritualizzata e la sua unità è il prodotto di un investimento comunicativo che garantisce pubblicamente l’intesa formale tanto sui miti fondativi quanto sui dogmi. Una religione che ha raggiunto un livello di comprensione diffuso, anche in un ambiente esterno alla comunità stessa, è perciò in grado di fungere quale mezzo di comunicazione simbolicamente generalizzato. L’autonomia dei sistemi religiosi, pertanto, non risiede solamente nel senso che essi cercano di elaborare per interpretare le relazioni tra il determinato e l’indeterminato, ma anche nelle straordinarie capacità di produrre narrazioni che articolano su più livelli la comunicazione fra sistema e ambiente. Ecco perché il potere di comunicazione che un sistema religioso cerca di accreditare per sé ha bisogno di tradurre la narrazione in azione. Il rito religioso, sottolinea Pace, è comunicazione in atto, narrazione che si trasforma in gesti che trasmettono un senso. Esso permette a un sistema religioso di controllare i propri confini simbolici, cercando di incanalare il flusso della comunicazione fra i credenti e fissare un limite tra ciò che è coerente e ciò che non lo è rispetto alle grandi narrazioni prodotte dal sistema stesso. Quando la relazione fra sistema religioso e ambiente evolve riducendo drasticamente l’autonomia e l’influenza dell’ambiente stesso (immaginando di poterlo rappresentare come omogeneo) si realizza una subordinazione del sistema politico a quello religioso: i confini simbolici che una religione ha tracciato su un territorio abitato da un popolo diventano le frontiere che una nazione deve difendere. Le religioni entrano in guerra, conclude Pace, quando diventano il linguaggio pubblico delle politiche d’identità, un repertorio di simboli che attori sociali e politici utilizzano per parlare d’altro: entrano in guerra come mezzo di comunicazione sociale, capace di sostenere l’idea che esista un mito di fondazione delle identità collettive.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Enzo Pace

    Professore di Sociologia della religione - Università di Padova

Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788815121868
Comune Bologna
Pagine 354
Editore