Rappresentanza


Il libro di Bruno Accarino, uno dei primi titoli della collana del Mulino, “Lessico della politica”, è dedicato ad un concetto cardine della filosofia politica moderna, la rappresentanza. Seguendo una impostazione di ricerca metodologica, Accarino propone una storia concettuale della rappresentanza, tesa a cogliere le diverse valenze che il concetto assume a seconda dei contesti. Nel sistema di relazioni che si viene a creare nell’universo politico﷓istituzionale dell’epoca moderna, la rappresentanza, infatti, acquista un senso peculiare. Pertanto, un’accezione del termine in senso privatistico, come incarico fiduciario di una volontà determinata, non coglie la novità teorica che, a partire da Hobbes, individua nella rappresentanza l’elemento unificatore grazie al quale si dà una volontà unitaria che prima non esisteva. Riprendendo alcuni spunti della letteratura teologica medievale, Accarino sottolinea come la rappresentanza politica moderna faccia sempre riferimento ad un’idea che non ha riscontro empirico, l’unità politica, che il rappresentante deve mettere in opera. Se, con Hobbes, la sovranità acquista legittimità proprio per il fatto di rappresentare la volontà dei singoli, è anche vero che fuori del corpo politico vi è solo ciò che è informe. Emerge qui un’aporia fondamentale della filosofia politica moderna, la difficoltà di pensare un controllo efficace del rappresentante da parte dei rappresentati, senza mettere in crisi l’ordine politico. Di fronte alla sovranità popolare, conquista definitiva delle rivoluzioni moderne, la pluralità e le differenze sembrano una minaccia, più che una risorsa. Le critiche di stampo conservatore (Burke), per negare il carattere astratto e omogeneizzante della rappresentanza, devono presupporre un ordine della società garantito dalla tradizione, nella quale prevalgono i rapporti di forza consolidati. Sul versante opposto, la critica marxiana alle istituzioni rappresentative “borghesi” non ha saputo proporre validi modelli alternativi. Proprio il rapporto problematico fra unità dello Stato e pluralità degli interessi ha occupato gli esponenti più avvertiti del pensiero politico novecentesco (Weber, Schmitt, Leibholz), per i quali la rappresentanza costituisce un tratto irrinunciabile della modernità. Al contrario, certe attuali critiche in nome di tematiche identitarie e differenzialiste corrono il rischio, secondo Accarino, di scivolare verso il conservatorismo, come avviene in molti settori del comunitarismo.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Bologna
Pagine 183
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