Sacro convivio, sacro digiuno

Il significato religioso del cibo per le donne del Medioevo


Differenziandosi dai numerosi saggi che hanno indagato negli ultimi anni le pratiche e le patologie legate al cibo nei percorsi di santità, questo studio di antropologia storica della civiltà cristiana intende confutare le interpretazioni che ravvisano nell’ascetismo il rifiuto del mondo o una forma di dualismo tra maschio e femmina. Secondo la Bynum le pressioni tese a disciplinare il corpo vanno viste non tanto come fughe dalla fisicità, quanto come mutamenti nelle possibilità del corporeo. La rilevanza religiosa del cibo mutò per tutta la cristianità occidentale durante l’altro Medioevo, quando il convito e il digiuno assunsero una posizione centrale nella spiritualità, in particolare femminile. Storicamente il ruolo delle donne è quello di preparare, distribuire, “controllare” il cibo, e pertanto rinunciarvi diventa una forma efficace di sconvolgimento delle relazioni sociali. Il rigido ascetismo delle sante medioevali assume il valore di tentativo di acquisire potere, di definire se stesse nei confronti delle famiglie di appartenenza (e più in generale nei confronti della società) e contro gli atteggiamenti di moderazione dei vertici della Chiesa, orientata verso una concezione positiva del corpo in generale. La religiosità estatica femminile viene a costituire un modello alternativo, plasmato grazie alla carità, ai miracoli e al digiuno, ruolo eminentemente carismatico e legittimato dall’ispirazione. Nel tardo Medioevo la presenza del corpo – dal piacere alla sofferenza – è pervasiva. L’astinenza diventa un aspetto fondamentale della pietà femminile, nella stessa epoca in cui si diffondono i miracoli di manipolazione corporea, anch’essi prevalentemente operati da donne, e la devozione dell’eucaristia intesa come cibo sacro (l’istituzione della festa del Corpus Domini risale al 1264). Da qui una straordinaria abbondanza di miracoli femminili incentrati sui cambiamenti di tipo fisico che offrivano un’analogia impressionante con i mutamenti propri dell’ostia consacrata. La donna medioevale, la santa digiunatrice, assurge quindi a simbolo del grande rovesciamento che sta al centro della messa (il sacerdote maschio che distribuisce e “controlla” il cibo eucaristico) e del messaggio evangelico: la rinuncia al potere, l’incarnazione di Dio, la redenzione degli emarginati. La simbolica associazione tra l’umanità e il femminile traeva la sua forza dal nesso tra l’umanità di Cristo e Maria: in questo contesto si colloca la devozione per Maria come portatrice di umanità.

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Anno pubblicazione 2001
Recensito da
Anno recensione 2001
Comune Milano
Pagine 475
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