Teoria dei simboli


Teoria dei simboli è l’ultima opera pubblicata da Norbert Elias (1897-1990), rivista dall’autore, ma con un’introduzione rimasta incompiuta. Tuttavia, non può certo essere considerata un’opera minore o lo schema dell’opera che sarebbe potuta essere. Teoria dei simboli è compiutamente efficace nel suo intento, quello di criticare i presupposti della distinzione che oppone natura e cultura e che pretende di comprendere separatamente l’uno dagli altri linguaggio, pensiero e conoscenza. Secondo Elias, la pretesa di fornire una spiegazione causale di ogni fenomeno dell’esperienza umana ha occultato il fatto che la conoscenza non è sempre il risultato di astrazioni successive o di conseguenze causali, ma si riduce alla costituzione di sintesi che assumono il ruolo di causa all’interno della spiegazione, senza tuttavia fornire alcun elemento nuovo alla comprensione. In altri termini, la risposta non è altro che un nome per ciò che non è conosciuto. Natura e cultura sono due di queste sintesi, e in quando tali considerate assolutamente incommensurabili. Distinguendo tra evoluzione (biologica) e sviluppo (sociale), Elias ricostruisce il senso di un progresso culturale che è possibile solo grazie a una precedente o concomitante evoluzione naturale, la quale ha dato all’uomo la possibilità di esprimersi, di orientarsi nel mondo grazie alla rappresentazione simbolica e alla codifica, prima solamente sonora, in seguito anche visiva (parola e scrittura), dell’esperienza. Non è dunque possibile intendere isolatamente il linguaggio, o la parola, come medio di una comunicazione ipostatizzata in quanto tale, prescindendo dalla possibilità biologica di produrre simboli sonori, dalla necessità che tali simboli siano condivisi per essere efficaci, e soprattutto dal fatto che l’uomo è naturalmente predisposto all’apprendimento di una lingua. Si tratta di un processo che Elias riconosce come privo di un inizio, in cui non è possibile distinguere tra ciò che è assolutamente biologico e ciò che è assolutamente sociale. Ne consegue che chiedere se la conoscenza che abbiamo del mondo sia adeguata o meno alla realtà, costituisce una domanda fallace, che prescinde dal fatto che l’uomo non è solamente individuo, che la conoscenza, come la parola e il pensiero non sorge di fronte al mondo, ma è allo stesso tempo il risultato di un’evoluzione biologica e di uno sviluppo sociale: “gli esseri umani si sono sviluppati dentro al mondo. Le loro funzioni cognitive si sono sviluppate in un contatto continuo con oggetti da conoscere. (…) Gli uomini non sono entrati nel mondo come alieni. Soggetto e oggetto fanno parte dello stesso mondo.” (p. 159)

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1998
Recensito da
Anno recensione 1998
Comune Bologna
Pagine 222
Editore