Terza persona

Politica della vita e filosofia dell'impersonale


In questo volume Esposito mette in discussione la concezione, oggi dominante, del valore universalmente conferito alla categoria di persona, schiudendo al sostanziale interrogativo circa l'assoluto «primato ontoteologico» di ciò che, per consuetudine o per scelta, chiamiamo "persona". L'idea che spetti alla categoria della persona il compito di colmare lo iato, sempre drammaticamente sussistente, tra essere umano e cittadino, continua a generare non pochi problemi, specie per ciò che concerne l'ambito giuridico: il legame tra persona e soggetto di diritto sembra darsi secondo un'ambigua modalità che fa del primo termine la condizione di pensabilità del secondo e viceversa. Accade quindi che i diritti umani finiscano per non esser più conferiti ai soggetti in quanto cittadini, ma unicamente ai soggetti in quanto persone. Ma quali problematiche solleva questo slittamento? La categoria di persona è riuscita davvero a unificare uomo e cittadino, anima e corpo, diritto e vita, o piuttosto quello a cui si assiste non è altro che una divaricazione crescente tra enunciazione di principio e pratica effettiva, che rende manifesto il fallimento dei diritti umani? La tesi del testo riguarda proprio un rovesciamento della tradizionale prospettiva e riconduce questo fallimento al fatto che l'idea di persona non si sia ancora saldamente insediata nel cuore delle relazioni interumane: per l'Autore infatti, «il sostanziale fallimento dei diritti umani – la mancata ricomposizione tra diritto e vita – [ha] luogo non nonostante, ma in ragione dell'affermarsi dell'ideologia della persona» (p. 8). Da questo momento di decostruzione del dispositivo della persona, Esposito apre ad una categoria nuova, che pone al suo centro l'impersonale. Impersonale non significa affatto l'annientamento della persona, perché si pone al suo confine: l'impersonale si riferisce alla terza persona ("egli"), quella che (secondo Benveniste), in quanto "non persona", è irriducibile alle prime due ("io" e "tu"), le quali sono logicamente, grammaticalmente e reciprocamente legate tra loro nell'interlocuzione. Finché l'"egli" resterà un "lui" distante (non coinvolto dalla dialettica "io-tu") conserverà la sua forza impersonale (deporrà l'"io", e dunque il "tu", per inscrivere il regime impersonale del "si") ed immetterà un'impersonale ulteriorità (o esteriorità) all'interno dell'esperienza singolare e collettiva. Questa politica dell'impersonale potrebbe finalmente impedire che, per il "nostro" essere pienamente persone, si finisca per spingere altri individui viventi ai confini della cosa, non solamente depersonalizzandoli, ma addirittura disumanizzandoli.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Roberto Esposito

    Professore di Filosofia teoretica - Istituto Scienze Umane di Firenze

Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2007
ISBN 9788806187811
Comune Torino
Pagine 184
Editore