Tracciare confini


Proprio mentre assistiamo alla crisi degli Stati sotto l'incedere della globalizzazione, dobbiamo registrare un vertigioso aumento dei confini. Non si tratta di un paradosso, secondo Cella, perché è piuttosto la sensazione di trovarsi di fronte a uno spazio illimitato – che in quanto tale provoca disorientamento – a suscitare la necessità di nuove distinzioni, di confini che forniscono uno strumento non rinunciabile per la formazione delle identità dei gruppi. La questione dei confini non può oggi essere ristretta alla problematica politica classica del rapporto tra identità collettive ("noi" e gli "altri"), in particolare le comunità e gli Stati: l'epoca contemporanea ha infatti sensibilmente rivisto i confini ‘invisibili' che dividono pubblico e privato, interno ed esterno, favorendo distinzioni che sono, insieme, reali e metaforiche. Coglierne il senso vuol dire ricostruire la portata antropologica, culturale, storica e geografica del gesto che traccia confini. Proprio per questo motivo oggi si diffondono interpretazioni e immagini che, se non prescindono, almeno oltrepassano le limitazioni spaziali (cioè politiche) alle quali sono sempre stati collegati i confini: talvolta si tratta di rappresentazioni che fanno leva proprio sulla capacità dei nuovi processi di cancellare i confini, come dimostra la diffusione di espressioni quali liquidità, non luoghi, reti. Un ruolo essenziale nell'analisi di Cella viene occupato dalla teoria delle distinzioni sviluppata da Bourdieu, in cui si coglie quella trasformazione delle divisioni sociali che permette di render conto dell'apporto dei confini nella costruzione di gruppi o comunità, che possono riconoscersi come tali solo mediante la distinzione. L'idea di confine, nel linguaggio comune, rimanda a questioni spaziali e geografiche, ma in realtà esso può essere agevolmente trasferito in ambiti cruciali della teoria sociale (i temi dell'uguaglianza e della rappresentanza) che ne estendono l'uso metaforico, come per le distinzioni sociali. Tracciare un confine vuol dire infatti limitare i punti di contatto fra le parti, determinarne le differenze, e la domanda su "chi stabilisce i confini" diventa il quesito fondamentale sia per l'esistenza di sistemi di disuguaglianza, sia per la reazione nei loro confronti. E infatti la globalizzazione non conduce verso l'abolizione o lo sfondamento dei confini, bensì verso una loro nuova geografia, in un mondo dove individui e gruppi sono all'ansiosa ricerca di significati e di riconoscimento.

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Autore
Anno pubblicazione 2006
Recensito da
Anno recensione 2007
Comune Bologna
Pagine 238
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