Vergogna e necessità


Il motivo conduttore delle opere di Williams, secondo cui «l'eredità lasciata dalla Grecia alla filosofia occidentale è la filosofia occidentale», trova ulteriori sviluppi in questo testo, teso ad evidenziare l'identità dei contenuti tra i concetti greci e i loro corrispettivi moderni. Attraverso questo confronto tra etica antica ed etica moderna, il lavoro di Williams incarna il difficile tentativo di tenere insieme ricostruzione storica e analisi filosofica sollevando non pochi stimolanti interrogativi relativi al profondo legame esistente tra mondo greco e mondo contemporaneo. L'opera si colloca però al di fuori di ogni prospettiva classicista perché Williams non ritiene che si debba conferire ai testi classici un valore "assoluto", fuori dal tempo e dai tratti nostalgici. È comunque un fatto storico riconosciuto che i greci abbiano condizionato la formazione e gli sviluppi della cultura occidentale: per questo motivo la cultura greca non può essere considerata come una tradizione accanto alle altre. Al confronto con i classici Williams assegna una funzione critica e liberatoria, in quanto una migliore comprensione delle loro concezioni può aiutare a denunciare la falsità, la parzialità e i limiti delle nostre immagini di noi stessi. Si impone dunque come oggetto di questo lavoro un riesame critico delle nozioni etiche di azione, responsabilità, vergogna, necessità e libertà. Tutt'altro che "primitivi" o "esotici", i poemi omerici e le tragedie forniscono ritratti della vita etica ricchi di complessità e sfumature che, molto più di quanto non facciano le teorie platoniche o aristoteliche con la loro pretesa esaustività (che semplifica e distorce la vita etica), permettono di rintracciare le somiglianze tra il mondo antico e quello contemporaneo. In dialogo critico con influenti opere quali La cultura greca e le origini del pensiero europeo (1948) di B. Snell e I greci e l'irrazionale (1951) di E. Dodds, l'Autore intende in primo luogo demolire la convinzione secondo cui i personaggi di Omero non fossero agenti morali, quindi fossero incapaci di strutturare una coscienza etica, perché privi della nozione di colpa (con le implicazioni che ciò comporta sulle concezioni di libertà, autonomia e responsabilità). Allo stesso modo egli nega la presenza nella civiltà greca di un'evoluzione (in termini di progresso morale) dalla vergogna alla colpa. I greci distinguevano tra la vergogna come sentimento scaturente dal giudizio altrui e la vergogna come espressione di una convinzione personale interna: lo stesso termine aidos comprende infatti aspetti che riguardano tanto ciò che noi chiamiamo "vergogna", quanto ciò che nominiamo con "colpa".

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788815120434
Comune Bologna
Pagine XX+234
Editore