Forme di famiglia. Chiese europee e politiche sociali dell'Unione

Le frontiere dell'Europa

Seminario di cultura europea, marzo - aprile 2004


Snodo cruciale tra individuo e società, nelle odierne società europee la famiglia vive una fase di profonda trasformazione, nel segno della crescente pluralizzazione delle proprie strutture. Non solo la dimensione della famiglia muta per effetto di un tendenziale decremento demografico, ma la sua stessa tipologia richiede nuovi sforzi di classificazione. Il modello tradizionale – fondato sul matrimonio e con figli – è ormai divenuto solo un tipo tra altri di struttura familiare. Crescono infatti forme di unione non basate sul matrimonio, ma su di un mutuo impegno a realizzare un progetto di vita e di genitorialità in comune. Il crescente tasso di divorzio, la più consolidata autosufficienza economica delle donne e la maggiore libertà nell’espressione delle preferenze sessuali determinano inoltre un incremento nel numero delle famiglie monogenitoriali o unipersonali e delle coppie omosessuali.
La trasformazione demografica e strutturale della famiglia invita a ripensare le politiche sociali e la sua stessa definizione, chiamando il diritto a sciogliere gli ormai elusivi nessi tra matrimonio, genitorialità, famiglia e libertà di unione: compito difficile, come testimonia la cautela prossima al silenzio con la quale la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e anche la più recente bozza di Trattato costituzionale hanno affrontato la questione della famiglia quale soggetto giuridico.
Se il diritto e la legislazione sembrano attendisti rispetto alle trasformazioni in atto, vivissima è invece la discussione sulla famiglia in ambito politico e religioso: attingendo a radici teologiche solo in parte comuni, le chiese europee orientano il dibattito e rivelano le proprie differenze mettendo a tema questioni quali la sacralità del matrimonio, la sua indissolubilità, e il rapporto tra matrimonio e famiglia, non da tutte le chiese considerati coincidenti.
Nella sua estrema complessità attuale, la famiglia resta d’altronde una cellula fondamentale della vita personale e sociale. Su di essa ruotano ancora la costruzione della personalità e dell’affettività, che ne rivelano il ruolo cruciale per la vita privata degli individui. Sul confine tra ruolo generativo, impegno familiare e protagonismo sociale si situa inoltre l’esperienza delle donne, costantemente in cerca di una ridefinizione del pubblico e del privato che tuteli al contempo la loro soggettività e i loro diritti al lavoro e all’autorealizzazione. La famiglia funge infatti anche da ammortizzatore sociale e attiva un’esperienza di socializzazione, culturale e interculturale, assumendo inequivocabilmente un ruolo pubblico. Luogo di produzione oltre che mero recettore di assistenza, la famiglia – comunque intesa – costituisce un fattore significativo di redistribuzione di reddito tra le generazioni e, in questo senso, un’unità socioeconomica cui rivolgere adeguata analisi in una società fondata sul capitale sociale. Terreno di crescita soggettiva e di valorizzazione sociale, nel mondo contemporaneo la famiglia sta divenendo anche frontiera di mediazione culturale per effetto dei sempre più frequenti casi di nuclei familiari interculturali e multireligiosi, di cui le famiglie sorte da matrimoni misti islamo-cristiani costituiscono l’esempio più significativo: in questo tipo di famiglia si sperimentano dinamiche di conflitto e di integrazione cruciali per la formazione di identità pubbliche – etniche e religiose – capaci di rendersi commensurabili nell’arena democratica.
In questo contesto il dibattito in corso all’interno delle chiese, non meno che tra le chiese e le istituzioni politiche europee, chiama a stabilire un difficile equilibrio tra salvaguardia dei valori morali propri dei singoli orientamenti confessionali e riconoscimento di forme relazionali nuove e legittime, nei confronti delle quali immaginare prospettive di apertura, di pastorale e di solidarietà. La vigorosa polemica condotta dal Vaticano nei confronti di importanti risoluzioni del Parlamento europeo in materia di vita e famiglia, ma anche l’articolazione delle posizioni all’interno della stessa opinione pubblica cattolica, indicano un travaglio morale e culturale destinato a incidere profondamente sulla dottrina delle chiese e sulla stessa concezione della laicità. Privilegiando un approccio multidisciplinare, pluralistico e comparativo, il seminario intende pertanto offrire elementi di conoscenza e di riflessione sulle opzioni teologiche, etiche e sociali mediante le quali i gruppi religiosi stanno contribuendo allo svolgimento di un dibattito pubblico europeo sulle forme della famiglia.

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • Forme di famiglia
Periodo
Informazioni e contatti La partecipazione è libera. Su prenotazione sono resi disponibili saggi, documenti e materiali informativi che permettono l’approfondimento delle singole lezioni. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2003/2004. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena Tel. 059/421240, fax 059/421260, csr@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it

Conferenze

02/03/2004

L'economia dei valori nella società dell'incertezza

Stefano Zamagni

Centro Studi Religiosi

16/03/2004

Morale e leggi nel dibattito europeo

Giancarlo Zizola

Centro Studi Religiosi

23/03/2004

Esperienze europee di conflitto e integrazione

Stefano Allievi

Centro Studi Religiosi

20/04/2004

Teologie e politiche nelle chiese europee

Gianni Genre

Centro Studi Religiosi

27/04/2004

Dibattiti religiosi e protagonismo sociale delle donne europee

Chiara Saraceno

Centro Studi Religiosi