La democrazia della polis

Il ritorno dei classici nella filosofia politica contemporanea

  • Giovanni Giorgini

    Professore di Storia delle dottrine politiche - Università di Bologna

  • venerdì 23 Ottobre 2009 - 17.30
Centro Culturale

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Polis e demokratìa sono entrambi termini del vocabolario politico greco che hanno conosciuto un’enorme fortuna nel pensiero politico occidentale. Essi si distinguono, tra l’altro, per la loro polisemia, la molteplicità di significati non sempre univoci. Polis è, infatti, sia la città come luogo fisico, dominato solitamente da un’acropoli, con una piazza centrale (agorà), templi e tutti gli altri edifici ma anche la comunità politica, l’insieme dei cittadini e perfino quello che oggi chiamiamo Stato. D’altro canto, la democrazia -come Tucidide aveva già osservato- è una forma di governo che può indicare sia il potere del demos inteso come insieme dei cittadini sia la prevalenza del popolo (demos) sull’aristocrazia (aristoi), quindi sia governo del tutto sia governo di una parte contro l’altra. È interessante notare, infine, come nel primo trattato sistematico sulle “cose riguardanti la polis”, tà politikà, ossia la Politica di Aristotele, noi troviamo sia una descrizione del funzionamento delle “cose politiche” sia un’immagine fortemente idealizzata di che cosa la polis dovrebbe essere. Questo doppio registro, descrittivo e prescrittivo, è presente in molte delle successive trattazioni sulla politica greca e sul modello della polis. Nel Novecento, notoriamente definito da Elie Halévy “l’era delle tirannie”, il modello della polis greca, e più in generale la politica greca, sono state oggetto di rivalutazioni e riproposizioni da parte di alcuni dei più importanti filosofi politici. Autori quali Hannah Arendt, Eric Voegelin, Leo Strauss, Alasdair MacIntyre, Martha Nussbaum hanno riproposto quelli che secondo loro sono alcuni dei tratti caratteristici del modello greco classico, in contrapposizione con le degenerazioni, morali e politiche, del presente. Queste riproposizioni presentano peculiarità legate alla sensibilità di ciascun interprete ma sono accomunate dal vedere nel modello classico una possibile via d’uscita dall’ “epoca buia” e dalla decadenza contemporanee, marcate da relativismo e mancanza di una nozione di bene comune in morale e in politica.

Riferimenti Bibliografici

- H. Arendt, Vita activa, Milano, Bompiani, 1989;* - A. MacIntyre, Dopo la virtù, Milano, Feltrinelli, 1988;* - N. Matteucci, Filosofi politici contemporanei, Bologna, il Mulino, 1991;* - M. Nussbaum, La fragilità del bene, Bologna, il Mulino, 1996;* - L. Strauss, Gerusaleme e Atene, Torino, Einaudi, 1998;* - E. Voegelin, La nuova scienza politica, Torino, Borla, 1968.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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