Moschee inquiete

Tradizionalisti, innovatori, fondamentalisti nella cultura islamica


È indubbio che, da alcuni anni, la discussione del rapporto tra la civiltà “occidentale” e la civiltà “islamica” sia stata condizionata dai tragici eventi attribuibili a “integralisti” o “fondamentalisti” islamici. Tuttavia in questa sbrigativa attribuzione di “etichette” (al posto delle quali sarebbe più opportuno parlare di “islamismo radicale”) si annida in realtà un serio problema: la superficialità con cui generalmente l’Occidente evita di analizzare in profondità la situazione si rende infatti paradossalmente complice di quegli stessi movimenti, la cui forza riposa sul successo con cui riescono, da un lato, ad assumere dinanzi all’opinione pubblica mondiale il ruolo di portavoce dell’Islam tout court e, dall’altro lato, a risultare convincenti dinanzi agli stessi musulmani: “sono ormai molti coloro che ne condividono le analisi e – almeno in parte – anche le proposte, pur dissociandosi dalle modalità con cui viene portata avanti la lotta” (p. 145). Al contrario, l’analisi condotta da Paolo Branca mira a tratteggiare in modo documentato tutta la complessità e varietà (storica e geografica) del mondo islamico, di cui non si intende tuttavia nascondere l’odierna, manifesta e profonda crisi. Quest’ultimo dato è desunto soprattutto dal fatto che le pur coraggiose posizioni critiche ed innovative di numerosi intellettuali islamici non risultano essere quelle dominanti nel pensiero musulmano contemporaneo, all’interno del quale invece le correnti radicali riescono meglio ad interpretare umori e malumori diffusi ad ogni livello. Questa situazione non è tuttavia espressione di una patologia congenita, ma il risultato della crisi di un equilibrio interno che – con tutti i suoi limiti – aveva resistito per secoli. La crisi si è prodotta per una ben precisa concomitanza di responsabilità interne ed esterne, coniugate con fenomeni più generali, quali, ad esempio, la decolonizzazione della seconda metà del XX secolo e la politicizzazione dell’Islam. Analogamente, Branca colloca in prospettiva storica (e pertanto relativizza, contro la volontà degli stessi movimenti radicali, così come dei sostenitori occidentali dello “scontro di civiltà”) questioni scottanti, quali ad esempio l’incidenza della teocrazia e la presunta univocità del rapporto con la tradizione religiosa islamica. Lungi dal sottovalutare i “non pochi elementi di legittima preoccupazione” (p. 182) che pure rimangono, Branca ritiene dunque che la via migliore per evitare di precipitare davvero in un abisso sia l’impegno del mondo “occidentale” e del mondo “islamico” alla conoscenza reciproca.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Paolo Branca

    Professore di Lingua e letteratura araba - Università Cattolica di Milano

Anno pubblicazione 2003
Recensito da
Anno recensione 2004
Comune Bologna
Pagine 200
Editore