Coccodrilli e scarabei

Il culto degli animali nell’antico Egitto

  • Angelo Colonna

    Ricercatore in Egittologia e civiltà copta - Università di Pisa

  • venerdì 28 Ottobre 2022 - ore 17.30
Centro Studi Religiosi

Video integrale

Presentare il divino sotto forma animale è un fenomeno diffuso, che oltrepassa i confini geografici e cronologici dell’Egitto; il ricorso a una simbologia animale, e al valore sacrale che solitamente l’accompagna, costituisce una strategia generale per conferire concreta leggibilità all’extra-umano e ai possibili rapporti che con quello si intendono costruire. La peculiarità del caso egiziano risiede nel fatto che «l’animalità (…) forma una delle trame essenziali del politeismo» (Anna M.G. Capomacchia): essa informa in maniera pervasiva l’universo religioso e contribuisce in maniera decisiva alla costruzione di un pantheon articolato e complesso. Come giustamente sottolinea Erik Hornung, «la religione egiziana antica utilizza gli animali in quanto individui vivi, immagini e opere d’arte, per fornire informazioni sulla natura degli dèi». Questo aspetto non ha mancato di suscitare l’attenzione e la reazione degli autori antichi: a partire da Erodoto, il teriomorfismo degli dèi e la venerazione di animali sacri sono stati un focus tematico importante nella rappresentazione della cultura faraonica come «altro», oggetto di esotica curiosità, imbarazzante incertezza o ironica condanna.

In Egitto il fenomeno del culto degli animali costituisce dunque un aspetto della pratica religiosa in cui il coinvolgimento e l’integrazione di animali viventi in contesti rituali giocano un ruolo essenziale e rappresentano un tema importante della elaborazione monumentale.

Il riferimento alla dimensione pratica e alla costruzione rituale dell’azione religiosa mette bene in luce la varietà dei modi, delle forme e dei contesti in cui la presenza animale viene articolata come fulcro dell’esperienza religiosa e, conseguentemente, il suo significato viene elaborato concettualmente.

In questa prospettiva, appare evidente come tale presenza animale non sia riducibile a un unico contenuto definito (mummificazione e sepoltura nella percezione comune) ma comprenda invece un ampio spettro di manifestazioni e attività rituali incentrate su specifici individui o gruppi: mantenimento di esemplari scelti all’interno dell’area templare; trattamento/annientamento rituale di forze caotiche in forma animale; utilizzo di animali o parti animali con finalità magiche o oracolari. Di fronte a un repertorio così diversificato, il fenomeno delle necropoli animali rappresenta, dunque, una soluzione particolarmente vistosa, che non esaurisce però il ventaglio delle possibilità. Si tratta piuttosto, in questo come negli altri casi indicati, di riconoscere nell’animale un oggetto cultuale, un mezzo (reso) ritualmente efficace, la cui trasformazione e manipolazione consentono il contatto e la mediazione con la sfera extra-umana. Modalità e finalità del trattamento possono variare in relazione all’ambito ufficiale (regale) o privato di riferimento, così come le caratteristiche e i criteri richiesti; tuttavia, è dallo svolgimento dell’azione rituale in una situazione che presenta precisi caratteri di liminarità che l’animale coinvolto acquisisce il proprio significato religioso.

L’inclusione di specifici esemplari o gruppi nelle liste di materia sacra del tempio e la deposizione di mummie nella necropoli – entrambi spazi liminari – illustrano con chiarezza questo punto e rappresentano per noi due contesti particolarmente accessibili in quanto caratterizzati da un alto grado di dettaglio e ricchezza documentaria. Le cerimonie per l’intronizzazione del toro Api o l’incoronazione del falco sacro di Edfu da una parte, le procedure di mummificazione e il trattamento funerario degli animali sacri dall’altra, mostrano concretamente la complessità rituale e la ricchezza semantica del processo di costruzione dell’animale come oggetto significativo della pratica religiosa insieme con la possibilità di una sua formalizzazione concettuale attraverso l’esplicita definizione dello status acquisito dall’animale stesso.

(da A. Colonna, Il culto degli animali, in Sotto il cielo di Nut. Egitto divino, a cura di S. Ceruti e A. Provenzali, Milano, Officina Libraria, 2020, pp. 62-63)

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