Democrazia sovranazionale e integrazione europea

Le innovazioni del Trattato costituzionale

  • Mario Telò

    Professore di Studi sull'integrazione politica europea - Université Libre de Bruxelles

  • mercoledì 06 Aprile 2005 - 17.30
Centro Culturale

Audio integrale

Il grande dibattito sulla Costituzione e la riforma dei trattati va considerato come punto di arrivo di un processo di longue durée di consolidamento dell’Unione Europea come sistema politico post-statale e come entità internazionale di nuovo tipo. Ma, se il processo costituzionale porta a termine una lunga evoluzione avviata col Trattato di Roma del 1957, radicata nel pensiero politico e costituzionalista europeo, esso apre anche l’epoca della nuova Europa, la grande Europa, allargata a dimensioni quasi continentali, secondo attore globale. Un nuovo capitolo della storia d’Europa si apre tra continuità e discontinuità. La continuità col passato, segnatamente del XX secolo, è iscritta nel codice genetico e in tutte le principali tappe della vicenda dell’integrazione: l’unificazione europea è il risultato di una storia appassionante, controversa e ancora insufficientemente tematizzata dal pensiero politico, che sollecita a interrogare, al di là delle correnti federaliste, confederaliste e funzionaliste, i concetti centrali della politica. Una realtà senza precedenti, una novità assoluta si impongono all’attenzione degli storici attenti ai processi di lungo periodo: l’Unione Europea ha consentito in Europa la stabilizzazione della pace tra ex nemici, il consolidamento della democrazia negli Stati membri, la dinamizzazione di un modello economico sociale unico, in una regione del mondo essenziale per storia, prosperità, cultura, potenzialità. Questo è stato possibile grazie alla graduale edificazione di un sistema politico e giuridico originale, oggi largamente stabilizzato che, già al suo stadio attuale di evoluzione, condiziona nel senso di quella che la scienza politica chiama l’“europeizzazione”, la vita interna degli Stati membri, dei paesi candidati e, in misura minore, dei Paesi limitrofi, suscitando nel contempo, con la dinamica delle sue molteplici relazioni esterne, speranze e attese nei vari continenti. L’Unione Europea, fuori di retorica, apre la via ad una nuova idea della politica, e questo anche senza essere uno Stato o una potenza politico-militare classica. Ma il cambiamento storico provocato dalla svolta del 1989-91 e dal più grande e impegnativo allargamento della storia, pone in termini ancora più complessi la sfida di un equilibrio dinamico tra diversità e convergenza, tra molteplicità e unità, tra gestione rispettosa delle differenze e processo di unificazione. In seguito a questo processo di unificazione, e in questo quadro caratterizzato da nuovi rischi e sfide, sia interni che internazionali, la vicenda dello Stato europeo non è affatto riassorbita: trasformato profondamente dall’azione delle istituzioni sovranazionali e dalla routine della cooperazione intergovernativa, lo Stato europeo, all’Ovest e all’Est, mantiene prerogative e competenze, esprime bisogni e interessi vitali: la territorialità, la vita democratica e sociale, le identità nazionali e i loro simboli, le visioni della politica internazionale.
(da M. Telò, Dallo Stato all’Europa. Idee politiche e istituzioni, Roma, Carocci, 2004, pp. 255-256)*

Riferimenti Bibliografici

- G. Bonacchi (a cura di), Una Costituzione senza Stato, Bologna, il Mulino, 2001; - J. Habermas, La costellazione postnazionale, Milano, Feltrinelli, 1999;* - J.H.H. Weiler, La Costituzione dell’Europa, Bologna, il Mulino, 2003;* - J. Ziller, La nuova Costituzione Europea, Bologna, il Mulino, 2004.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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