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In nessun momento della loro storia i Romani, come già i Greci prima di loro, sembrano essersi definiti collettivamente come «bianchi». Beninteso, in latino l’aggettivo albus (“bianco”, appunto) è impiegato correntemente per indicare un individuo dalla pelle chiara, talora in contesti nei quali un simile individuo è contrapposto a un soggetto di carnagione scura, in quella lingua definito normalmente Aethiops, “Etiope”: il grande erudito Varrone, in due punti del suo vasto trattato Sulla lingua latina, oppone da un lato «giovane» e «vecchio», dall’altro «bianco» e «nero», in riferimento al colore della cute, come altrettanti esempi di coppie di contrari; quanto al poeta satirico Giovenale, questi trovava comprensibile che un individuo sano si facesse beffe di uno storpio o che un albus deridesse un Aethiops. Eppure, nonostante questi usi linguistici, e a prescindere dal disprezzo verso gli individui di colore che affiora dai versi di Giovenale, non risulta, a nostra conoscenza, che albus sia mai stato impiegato al plurale per designare nel loro insieme gli esseri umani dalla carnagione chiara, individuandoli così alla stregua di una partizione distinta dell’umanità, dotata di caratteristiche comuni a tutti i propri membri e opposte a quelle di altre partizioni. Si tratta di un dato tutt’altro che neutrale o meramente terminologico, le cui conseguenze appaiono anzi della massima importanza. […]
Il fatto è che l’accusa di razzismo, rivolta un po’ sbrigativamente e all’ingrosso alle culture antiche nel loro insieme, costituisce uno dei puntelli di quel fenomeno nato negli Stati Uniti, prepotentemente esploso negli anni più vicini a noi e conosciuto perlopiù sotto l’etichetta di cancel culture: un movimento che spesso prende a bersaglio proprio i classici greci e latini, per giustificare la richiesta di rimuoverne lo studio — in blocco o per singoli autori giudicati particolarmente “colpevoli” — dai piani didattici degli atenei o, sempre più spesso, dai curricula delle scuole superiori. Una posizione che risulta a nostro avviso non solo scientificamente inaccettabile, ma anche pericolosa nelle sue premesse teoriche e negli esiti cui può portare e in parte sta già portando, laddove sia riuscita a far valere le proprie pretese.
(da M. Lentano, Classici alla gogna. I Romani, il razzismo e la cancel culture, Salerno editrice, Roma 2022, pp. 8-10)*
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