Fratelli animali

Per una lettura non antropocentrica della Bibbia

  • Enzo Bianchi

    fondatore e priore della Comunità monastica di Bose

Festival Filosofia

Nel pensare il rapporto uomo e animali nel contesto biblico, occorre confrontarsi con la grande tradizione cristiana che ha coltivato una fede acosmica e radicalmente antropocentrica, nella quale animali e vegetali costituiscono solamente un contesto per l'uomo, mostrando, come ha sottolineato Schopenhauer, un'inspiegabile incomprensione per il mondo animale. Questo antropocentrismo non è un prodotto autonomo del cristianesimo, quanto piuttosto il risultato dell'incontro tra un monoteismo giudaico assoluto, che mette davanti a Dio soltanto l'uomo, e un ellenismo ottimista sul piano antropologico. In questo senso, Enzo Bianchi, ponendosi sulla scia del riconoscimento della sapienza del Creato, di cui si è fatta portavoce la tradizione monastica, ha proposto una rilettura della relazione uomo-natura proprio a partire dalle fonti del cristianesimo occidentale: la Bibbia, ma anche i Padri, soprattutto quelli della Chiesa orientale come Basilio, i Cappadoci, Efrem il Siro, Isacco il Siro.
Dalle prime pagine della Genesi emerge innanzitutto la co-creaturalità tra uomo, animali e piante, tutti creati dalla terra e destinati a vivere insieme, condividendo lo stesso spazio e avendo un destino comune. Il rapporto fra uomo e natura in effetti non è paritario, ma non si configura neppure come relazione fra un soggetto e un oggetto o uno strumento. All'uomo, infatti, non è dato un  potere oppressivo assoluto, né è data una facoltà di sfruttamento totale della terra e degli animali; è il signore del mondo, ma solo come mandatario di Dio e in quanto tale deve mantenere e rafforzare la bontà della creazione. D'altro canto, Dio dopo il diluvio ha stipulato l'alleanza con gli uomini, ma poche volte si ricorda che Egli ha coinvolto in essa anche gli altri esseri viventi. Talvolta, poi, è proprio tramite la mediazione degli animali che è entrato in comunicazione gli esseri umani, come quando un corvo ha nutrito Elia in una grotta, o un pesce ha parlato a Giona.
Seguendo questa prospettiva interpretativa, Enzo Bianchi ritiene significativo l'esercizio della gnosis ton onton, cioè della conoscenza di tutti gli esseri, per imparare la contemplazione della natura e avere quello sguardo che sa vedere come uomini, animali e piante tutti insieme vivono e si salvano.

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