Il primato della relazione

Teoria ed etica della responsabilità

  • martedì 13 Marzo 2012 - 17.30
Centro Studi Religiosi

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Per affrontare in maniera adeguata il problema della motivazione, come problema specificamente etico, è opportuno assumere un punto di partenza ben preciso, diverso da quello che domina gran parte della tradizione filosofica. Bisogna porre al centro della stessa riflessione sull’agire la dinamica relazionale. Dove “relazione” significa in primo luogo relazione con altro. Anche quando è il sé ad essere coinvolto in un rapporto con se stesso. In questa prospettiva bisogna poi riconoscere alla struttura stessa della relazione un vero e proprio primato nello sviluppo di ciò che, appunto, chiamiamo «etica». Infatti quest’ultimo termine indica l’ambito nel quale è riconosciuto all’opera, di volta in volta, un contesto relazionale: quindi l’ambito di ogni agire e di ogni pensare. E non è necessario, credo, sottolineare come questi modi di essere siano entrambi espressione e messa in opera di rapporti. Riguardo al pensare basta far riferimento al termine logos, usato nel mondo greco per indicare non solo l’ambito dell’argomentazione e del discorso, ma anche una dimensione relazionale. Nel caso dell’agire basta tener presente che esso viene qualificato e giudicato proprio muovendo da ciò a cui si relaziona: si tratti ad esempio del suo fine o dell’intenzione che lo guida. Di ciò si occupa l’indagine etica. In quanto disciplina specifica, infatti, l’etica è chiamata in generale a riflettere sulla struttura e sui principi di quell’agire che, in quanto relazionato al «bene», viene definito «buono». La struttura e i principi in questione sono tali perché concernono un agire che, per potersi proporre ed esplicitare, ha bisogno appunto di rapportarsi ad altro: a ciò che l’azione realizza, al suo stesso attuarsi, alla motivazione che la anima, al contesto in cui essa si viene a compiere, agli altri agenti e alle loro azioni con cui interagisce, al «bene» che la può qualificare, al «bene» a cui può volgersi. In altre parole: l’etica, come etica della e nella relazione, è sempre in e per altri. È etica del e nel plurale.

(da A. Fabris, Teoretica. Filosofia della relazione, Brescia, Morcelliana, 2010, pp. 84-85)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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