Forza della religione e debolezza della fede


I luoghi comuni dicono che l’Italia è un paese a stragrande maggioranza cattolica, così come, ad esempio, la Norvegia è un paese a stragrande maggioranza luterana. Ma se si guardano i dati statistici più recenti, si vedrà che i praticanti sono in Italia poco più del 30% e in Norvegia non più del 5%.
Cosa significa questo singolare paradosso? E’ quanto si propone di analizzare in questo libro il sociologo Franco Garelli, attento osservatore della situazione religiosa italiana e autore di numerose opere di sociologia della religione.
Avvalendosi di una recente e vasta indagine sulla religiosità in Italia della quale è stato uno dei collaboratori, Garelli constata la verità e, insieme, la falsità dei luoghi comuni. Gli italiani effettivamente si riconoscono a larga maggioranza nel cattolicesimo, ma questa appartenenza è più di carattere etnico-culturale che «religiosa». La cosa singolare è proprio questa: la secolarizzazione non ha portato a una progressiva estinzione della religione, che anzi permane solidamente come punto di riferimento identitario, ma al prosciugamento della fede come elemento cogente della propria vita. Si assiste così ad una personale accettazione dei contenuti della fede cristiana che induce gli italiani a preferire certi dogmi e a rifiutarne o ignorarne altri; ad anteporre le proprie scelte morali alle indicazioni della Chiesa. All’interno di questo quadro emerge sempre più un nucleo minoritario di militanti molto motivati e attivi (che si distinguono anche dai praticanti regolari) aderenti perlopiù a movimenti e gruppi ecclesiali che si muovono in direzione opposta alla maggioranza: la loro appartenenza religiosa, infatti, è frutto più di convinzione che di conformismo.
La posizione della Chiesa sembra riflettere specularmente l’atteggiamento dei credenti. Essa ha vasto credito per il suo impegno sociale che spesso supplisce alle assenze dello stato, ma contemporaneamente è snobbata quando richiede un altrettanto impegno di fede. E’ qui che sta la «debolezza» della fede e la «forza» della religione: questo paradosso peraltro è comune a tutta l’Europa, pur con percentuali diverse. Esso prefigura per il futuro, secondo Garelli, una duplice possibilità che concerne il pluralismo: da un lato i gruppi religiosi militanti «tendono ad occupare una posizione di rilievo» per meglio annunciare il messaggio religioso; dall’altro gli Stati preferiscono le confessioni religiose “tradizionali” che danno maggiori garanzie sul piano etnico-culturale.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Franco Garelli

    professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi - Università di Torino

Anno pubblicazione 1996
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Bologna
Pagine 206
Editore