Il repubblicanesimo


Venuto alla ribalta con Il momento machiavelliano di John Pocock, il repubblicanesimo è ormai da molti anni al centro di un intenso dibattito nel quale l’attenzione è stata rivolta soprattutto a tre temi: l’identità, l’origine e l’attualità del repubblicanesimo. È stato dunque sollevato un problema di definizione, di ricostruzione storica e di attualità della proposta politica repubblicana. Con questo libro Pettit ha inteso proporre una “terza via repubblicana”, che si affianca a quella cosiddetta del civic humanism di Pocock e a quella del classical republicanism di Skinner. Il libro è diviso in due parti. Nella prima lo studioso australiano risponde alla domanda “che cos’è il repubblicanesimo?” sostenendo che si tratta di una teoria della libertà intesa come “non dominio”. Il punto di partenza di Pettit è la critica della dicotomia proposta da Isaiah Berlin tra libertà positiva e libertà negativa. L’attenzione di Pettit cade sull’esperienza del dominio, piuttosto che su quella dell’interferenza o della padronanza di sé, e la libertà si configura come una teoria dell’anti-potere. La libertà consiste nel possesso degli strumenti per non essere in balìa della volontà arbitraria altrui, condizione, quest’ultima, che Pettit non esita a definire come condizione di schiavitù. In questo senso la libertà è la certezza di poter esercitare in sicurezza le proprie scelte senza subire interferenze arbitrarie attuali o potenziali. Nella seconda parte del libro, Pettit risponde alla domanda che concerne l’attualità politica della proposta repubblicana disegnando un progetto di ordinamento giuridico e istituzionale della forma di governo repubblicana centrata sulla nozione di “legge” e di “contestabilità”. L’ideale del governo repubblicano è ambizioso perché si propone di raggiungere “non solo l’assenza di atti d’interferenza arbitraria, ma l’assenza della capacità stessa di esercitare simili atti”. Gli strumenti che Pettit individua per raggiungere questo obiettivo sono quelli classici della tradizione costituzionale: l’impero della legge, la separazione e la distribuzione del potere e, soprattutto, la presenza di vincoli istituzionali che garantiscano la minoranza. Accanto a questi dispositivi, Pettit ne aggiunge uno nuovo e qualificante della concezione repubblicana: la possibilità dei cittadini di contestare le scelte e le azioni del governo. In questo modo le leggi dovrebbero essere il risultato di una selezione che non tiene conto solamente del consenso, ma soprattutto delle obiezioni. La democrazia contestataria si propone dunque come “un’alternativa forte all’immagine del pluralismo dei gruppi di interesse”.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2001
Comune Milano
Pagine XXVII+381
Editore