Non avrai altro Dio

Il monoteismo e il linguaggio della violenza


«La violenza pertiene all'ambito della politica, non a quello della religione. Bisognerebbe che le religioni monoteistiche fossero radicalmente depoliticizzate, così che all'ordine della politica, inconcepibile senza la violenza, si possa contrapporre un altro ordine, quello della non violenza. Solo allora si realizzerà l'impulso iniziale del monoteismo: liberare l'uomo da qualsiasi altro sistema avanzasse su di noi pretese totalizzanti». È questa una delle conclusioni cui giunge Assmann, che tuttavia constata come attualmente i monoteismi siano molto politicizzati. Mentre le religioni politeistiche permettevano la comunicazione tra le culture e la traducibilità reciproca tra le varie divinità, con l'avvento delle religioni monoteistiche si instaura una netta contrapposizione tra le religioni e nasce la tentazione dell'universalismo: la verità della propria religione non ammette verità diverse e quindi le altre religioni non sono solo "altre", ma anche false. Le religioni rivelate pongono fine ai politeismi (nei quali tutti gli dèi erano veri) e rappresentano se stesse come portatrici di una verità che pone automaticamente tutto il resto in una dimensione di non verità: non più traduzione reciproca quindi, ma conversione. In questo modo il linguaggio della religione può diventare il generatore più potente di estraneità e di odio. Al suo nascere, il monoteismo esclusivo della Bibbia ebbe un carattere rivoluzionario in quanto rappresentava una cesura radicale nei confronti delle tradizioni religiose delle culture circostanti. L'ingresso sulla scena religiosa di un Dio legislatore e la prescrizione di norme di vita con pretesa di validità universale furono un passo di straordinario significato, ma per compiere tale passo fu necessario mobilitare una massa di energie antagonistiche che si manifestò nella Bibbia sotto la forma di "linguaggio della violenza". La domanda da porsi, sostiene Assmann, non riguarda però i motivi per i quali il monoteismo si affermò in maniera violenta (il problema non riguarda la violenza che effettivamente può essersi verificata negli episodi storici), bensì i motivi per i quali tale affermazione fu rappresentata con il linguaggio della violenza. A questo proposito, il significato dei numerosi episodi intessuti di violenza riportati nell'Antico Testamento è di grande importanza proprio perché la loro portata non è storica, ma simbolica e per questo motivo capace di determinare la struttura profonda di un particolarismo religioso che intende ergersi a verità assoluta e universale.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Jan Assmann

    Professore di Egittologia - Universität Heidelberg

Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788815120335
Comune Bologna
Pagine 147
Editore