Trinità per atei


Frutto di un dialogo che prosegue ormai da molto tempo con filosofi “atei” come G.Giorello, M. Cacciari e V.Vitiello, il libro si presenta come un’esposizione non specialistica del vasto lavoro teologico in diversi volumi del teologo napoletano dal titolo complessivo di Simbolica ecclesiale, centrato su quello che è il perno attorno al quale ruota tutto il suo pensiero: la Trinità. La forma letteraria, volutamente dialogica. è strutturata come un’azione teatrale in due Atti, il primo suddiviso in Scene, dove il Teologo risponde alle domande dell’Ascoltatore, il secondo in Monologhi, prima del Filosofo e poi del Teologo. Nel primo Atto, nell’arco di otto Scene, si dipana l’evento trinitario, dall’inizio visto come mistero indeducibile dal basso, fino all’oggi della postmodernità indifferente e chiusa in se stessa, incapace di accogliere il nuovo, indeducibile dal presente, ma solo dal futuro di Dio. La chiave d’accesso a questo mistero è trovata nell’idea di Rivelazione, intesa secondo l’etimo latino come disvelamento dell’indisvelabile profondità di Dio. Dio cioè «rivelandosi non soltanto si è detto, ma si è anche più altamente taciuto». Secondo Forte, dalla dialettica tra «il rivelare che vela e il velare che svela» riceve nuova luce la domanda sull’inizio e sulla creazione come atto intratrinitario che nella sua totale gratuità pone lo spazio per l’esistenza del mondo e dell’uomo. Nella donazione originaria viene delineata insomma un’ «ontologia trinitaria» che consente al teologo di trovare la risposta alla domanda metafisica per eccellenza: “perché l’essente e non il nulla?”. Tale risposta è l’amore, l’essere è originariamente «atto d’amore» della Trinità. Tutti gli esseri portano nella loro struttura più profonda questa impronta della donazione d’amore. Anche ciò che sembra contraddire palesemente questa evidenza – come il male, il dolore e la morte – trova una più radicale conferma nell’evento della Croce del Figlio: la sua spoliazione totale nel venerdì santo non è che il compimento, la manifestazione finale dell’autolimitazione del Padre nell’atto creatore affinché le creature potessero esistere nella loro alterità e libertà. Con gli occhi della fede trinitaria è possibile interpretare la parabola della civiltà moderna, della scienza, della tecnica e della società attuale uscendo dalla secche di opposti manicheismi e trovare la strada per la ricostruzione di una società e di un mondo che, nella sua autonomia, lasci trasparire meglio la propria somiglianza ineliminabile con la Trinità.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1996
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Milano
Pagine 233
Editore