Salute e salvezza

Metamorfosi della cura nella cultura occidentale

  • Salvatore Natoli

    Professore di Filosofia teoretica - Università di Milano Bicocca

  • martedì 10 Ottobre 2000 - 17,30
Centro Studi Religiosi

Nella società contemporanea la tecnica ha consentito a vario titolo di sottrarre il dolore dall’ordinario della vita, e ha così permesso di coltivare l’illusione che non vi sia più sofferenza, o che comunque essa sia qualcosa di neutralizzabile dal momento che non la si incontra più sulla nostra via. Ma la neutralizzazione del dolore non ne annulla l’esistenza, e la sua eco sorda giunge ugualmente e lacera la dimenticanza. Sorge così un incoercibile bisogno di salvezza intramondana che pretende un mondo senza dolore e tuttavia non è capace di produrlo e meno che mai di sperarlo. Proprio per questo, nella nostra società si è prodotta una sorta di neopaganesimo senza tragedia e un bisogno di salvezza senza fede: il tutto tenuto insieme dalla tecnica.
Nella tecnica si è oggettivata quel che un tempo si chiamava anima o la mente e la ragione è divenuta una potenza impersonale, manipolatrice e dispensatrice. Sotto questo aspetto la tecnica tende a spiritualizzare i corpi senza che sia necessaria la resurrezione della carne. C’era tanto bisogno di anima quando la carne caduca marciva, quando i fanciulli non riuscivano a crescere e le vite si spegnevano a trent’anni, colonne tronche in anonimi cimiteri. Il progresso tecnologico ha attenuato questo peso, ma a fronte di un tale vantaggio si disegnano nuovi limiti. Un limite singolare è dato dal fatto che nella società contemporanea non si sa più o comunque si sa sempre meno come allocare il dolore nella vita, indipendentemente dalla capacità che i soggetti hanno di adattarvisi e di comprenderlo. Nel cristianesimo il dolore era in qualche modo giustificato o, comunque, reso riscattabile: ciò era sufficiente per sopportare meglio il dolore per quanto lo si rifiutasse. Per converso, nella società attuale le intensificate possibilità di vita rendono sempre meno concepibile il dolore e questa risulta essere una buona ragione per occultarlo.
(da S. Natoli, La politica e il dolore, Roma 1996, pp. 57-61)*

Riferimenti Bibliografici


- AA.VV., Il libro della cura di sé, degli altri, del mondo, Torino 1999.*
- M. Augé, C. Herzlich, Il senso del male. Antropologia, storia e sociologia della malattia, Milano 1986. *
- J. Delumeau, Rassicurare e proteggere, Milano 1992.*
- U. Galimberti, Il corpo, Milano 1983.*
- S. Natoli, L’esperienza del dolore, Milano 1986.*
- S. Natoli, La felicità, Milano 1994.*
- S. Natoli, Dio e il divino, Brescia 1999.*
- E. Severino, Il destino della tecnica, Milano 1998.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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