Evoluzione, non progresso

Il caso della storia naturale dell'uomo

  • Giorgio Manzi

    Professore di Paleoantropologia - Università di Roma «La Sapienza»

  • venerdì 14 Novembre 2014 - 17.30
Centro Culturale

Audio integrale

Video integrale

In principio era la scimmia. Anzi, una miriade di scimmie. Poi, intorno a 4 milioni di anni fa, abbiamo la comparsa dei primi Australopithecus. Ci sono peraltro resti fossili antichi quasi il doppio, che potrebbero indicare l’esistenza di ominidi bipedi, forse nostri antenati, che arrivano fino a 7 milioni di anni fa. In ogni caso, ci troviamo in un’epoca non distante da quella in cui vengono collocate le radici della nostra linea evolutiva in base ai calcoli del cosiddetto «orologio molecolare», attraverso i quali possiamo stimare fra 5 e 6 milioni di anni fa l’epoca della separazione dall’antenato che abbiamo avuto in comune con le scimmie antropomorfe africane. Nei milioni di anni successivi, specie del genere Australopithecus e di altre forme affini si adattarono e diversificarono ai limiti delle foreste e nelle savane dell’America orientale e meridionale. Erano simili a degli scimpanzé, ma avevano insolite caratteristiche dentarie (come la riduzione dei denti canini) e, soprattutto, erano bipedi: fra i vari adattamenti, questo di certo è stato determinante per i successivi sviluppi dell’evoluzione umana. Solo in seguito inizierà quel progressivo sviluppo della scatola cranica e del cervello che si è accompagnato ai progressi tecnologici degli uomini del Paleolitico e allo sviluppo delle proprietà intellettive, comportamentali e culturali che sono proprie degli esseri umani. Con la comparsa di creature che possiamo definire umane – Homo quindi, anche se non ancora Homo sapiens – abbiamo i protagonisti della prima grande diffusione geografica dell’evoluzione umana. Intorno a 1 milione e mezzo di anni fa, incontriamo anche fuori dall’originaria culla africana uomini dal cervello relativamente piccolo ma dalle gambe buone, con in mano manufatti ancora primordiali. Li incontriamo quando si sono ormai già disseminati in gran parte dell’Africa, nel Vicino e nel Medio Oriente, fino a raggiungere i lembi più orientali del continente asiatico e poi a disperdersi verso le latitudini più settentrionali di buona parte dell’Europa. A seguito di una diffusione geografica tanto vasta e in ambienti così differenti tra loro, i nostri antenati si differenziarono in varietà geografiche e anche in specie distinte. Da questa variabilità emersero forme umane con storie e destini differenti, compresi i Neanderthal, padroni delle terre a nord del Mediterraneo per centinaia di millenni. Compresi noi stessi, uomini dalle mani abili e dal grande cervello globulare; cioè noi Homo sapiens. Intorno a 200 mila anni fa fecero dunque la comparsa sulla scena anche i più antichi rappresentanti della nostra specie, dapprima in Africa (di nuovo!) e poi via via negli altri continenti. Questi uomini di aspetto moderno si resero quasi subito protagonisti di manifestazioni sorprendenti e mai viste in precedenza, caratterizzandosi per la rapida successione della loro evoluzione culturale. I graffiti rimasti ancor oggi impressi sulle pareti rocciose delle caverne franco-cantabriche, nei ripari sotto roccia del Sahara centrale e in tanti altri luoghi in giro per il mondo rappresentano bene queste nuove capacità e sono i presupposti di quel sistema di rappresentazioni simboliche che, decine di migliaia di anni dopo, è davanti ai vostri occhi, sotto forma di linguaggio scritto. Il nostro racconto inizia proprio con una riga (di linguaggio scritto): una riga importante, però, una riga che contiene una predizione. Sì, una sorta di predizione; o, per dirla meglio, un’ipotesi scientifica. Eccola: «luce si farà sulle origini dell’uomo e la sua storia». Fu Charles Darwin a buttarla lì come per caso, nel 1859, in fondo a una delle ultime pagine di un libro che doveva cambiare radicalmente il corso delle scienze biologiche e del pensiero scientifico in generale: On the Origins of Species, ossia «L’origine delle specie».

 

(da G. Manzi, Il grande racconto dell’evoluzione umana, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 9-10)

 

Le conferenze del ciclo Progresso saranno trasmesse in diretta web sul sito http://www.fondazionesancarlo.it//

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

Altre conferenze del ciclo

Torna all'archivio conferenze

Approfondimenti