Cuore di tenebra

Gnosi e modernità

  • venerdì 15 Aprile 2005 - 17.30
Scuola Alti Studi

Occorre domandarsi se, dietro il rinnovato interesse per la gnosi, più che il gusto dell’esotico o la labile ricerca dell’esoterico, non si celi l’intuizione di una segreta affinità tra la nostra epoca di crisi, percorsa dall’angoscia e allo stesso tempo desiderosa di mutamenti e assetata di novità, e il periodo storico, tra II e III secolo d.C., in cui l’antico gnosticismo si affermò come una risposta religiosa ai problemi lancinanti di un’«epoca d’angoscia», risposta originale e in determinati casi vincente. Ad una analisi più attenta appaiono analogie di situazioni e di risposte che meriterebbero di essere approfondite. Ad uno sguardo superficiale, invece, potrebbe apparire sorprendente, soltanto che si pensi per un momento a quella peculiarità del mondo moderno che è la secolarizzazione […].
Tuttavia proprio talune vicende religiose di questi ultimi anni costringono a ripensare al problema del divorzio tra cultura moderna e religione in altri termini. Oggi alcuni storici incominciano infatti a domandarsi se non sia più appropriato, per le società europee di formazione cristiana, parlare di decristianizzazione. L’identificazione affrettata di cristianesimo con religione ha infatti provocato gravi errori di valutazione. E i nuovi movimenti religiosi sorti nell’ultimo decennio hanno contribuito a mettere meglio in luce questa miopia ideologica. Ci troviamo di fronte a una situazione analoga per certi aspetti a quella che contrassegnò le vicende della religione ufficiale dell’impero romano, il politeismo rimesso in auge dalla riforma augustea. Proiettata su scala non più nazionale, questa forma religiosa si trovò ad assolvere un compito impari. Il paganesimo ufficiale fu di fatto, nei secoli dell’impero, l’ideologia religiosa di ristretti gruppi di intellettuali, arroccati nelle loro cittadelle culturali a difesa di valori che non trovavano più un’ampia base di consenso sociale.
Il fatto che colpisce nel confronto con la situazione attuale, al di là delle pur rilevanti differenze legate sia alla diversità degli universi sociali e culturali sia alla non omogenea natura dei due mondi religiosi, è l’analoga disfunzione che allora come oggi contrassegna sul lungo periodo le due strutture religiose ufficiali rispettivamente del paganesimo e del cristianesimo. La fine di un certo monopolio dei beni religiosi è, insieme, effetto e causa di un mutamento radicale nel mercato degli scambi del sacro. Oggi, come allora, si afferma un pluralismo religioso che non ha l’eguale nelle storia dell’occidente. Nuove fedi provengono dall’oriente, altre nascono sul tronco della religione ufficiale, rompendo talora ogni cordone ombelicale. Il commercio di fedi si vivacizza, favorito da una concorrenza di prodotti che promettono in egual modo quel successo, quella salute, quella salvezza, fisica e spirituale, che ai tempi dell’impero pubblicizzavano i profeti dell’oriente. È in atto una radicale ristrutturazione del campo religioso. I protagonisti di questo mutamento sono i figli di quelle rivoluzioni silenziose, collettive ed anonime, che si svolgono da due millenni a ondate periodiche nel grandioso scenario delle città. Ogni volta trame diverse paiono disegnarsi su un medesimo ordito di fondo. Punti di incontro e di scambio di beni e di idee, i centri urbani trasudano benessere e ricchezza, mentre tradiscono tensioni e contraddizioni lancinanti. Vecchie professioni sono messe in discussione, nuovi mestieri e nuovi gruppi sociali irrompono sulla scena. La mobilità diventa un tratto distintivo di questo microcosmo sociale. Mobilità verticale, facilitata dalla circolazione dei capitali; ma anche orizzontale, perché ci si sposta, abbandonando legami antichi, costruendone nuovi. La religione tradizionale, in questo universo in continuo mutamento, perde la sua funzione principale di consolidare origini e tradizioni. Di fronte ai problemi che si pone l’emergere di nuove identità socio-culturali, le sue risposte appaiono datate, improponibili. Sorgono e si affermano nuove religioni, in grado di rispondere ai nuovi bisogni religiosi.
Nel mondo tardo-antico, quale incomincia già a profilarsi nel II secolo d.C., la novità religiosa si presenta nelle forme del cristianesimo, dei culti orientali, dello gnosticismo. In esse si configura una diversa struttura del campo religioso. Al centro vi è l’individuo con il suo bisogno di salvezza personale, la sua ricerca di esperienze interiori, autentiche e garantite da un sigillo non impugnabile: il ricorso alle tecniche estatiche, a visioni, sogni, rivelazioni, alla scoperta di scritti sacri intorno a cui tentare una nuova fondazione della propria identità, tanto individuale quanto sociale, all’invenzione di nuovi simboli o al recupero di vecchi e obliati miti al cui suono incantato dimenticare le vicissitudini della storia; al raggiungimento di conoscenze divinamente garantite, totali e definitive, fondate su di una realtà aliena a questo mondo, che rompano definitivamente con i dubbi e le incertezze di una ragione preda dei suoi sillogismi e incapace di rinnovarsi confrontandosi con il mondo fantastico e ricco di emozioni da cui fluiscono i fantasmi riposanti di un passato immemorabile. Non sorprende, a questo punto, che studiosi dei nuovi fenomeni religiosi di quest’ultimo decennio possano guardare con crescente interesse e simpatia all’antico mondo dello gnosticismo come ad un parallelo storicamente significativo per meglio comprendere il nostro presente […]. Ogni fase della moderna indagine sullo gnosticismo ha visto rispecchiarsi negli antichi gnostici anche i problemi del proprio tempo. Né poteva essere diversamente, perché ogni ricerca storica trae origine da una partecipazione appassionata e lucida ai problemi del presente. Oggi siamo invitati a guardare al mondo religioso degli antichi gnostici come ad una spia non irrilevante di quei processi di ristrutturazione sociale, di trasformazione ideologica, di mutamento di sensibilità religiosa che caratterizzano anche la nostra epoca.
(G. Filoramo, L’attesa della fine. Storia della gnosi, Roma-Bari, Laterza, 1983, pp. XIX-XXIII)*

Riferimenti Bibliografici


- G. Filoramo, Il ritorno della gnosi, ovvero diventare dio, Roma-Bari, 1990;*
- H. Jonas, Lo gnosticismo, Torino, 1991;*
- A. Magris, La logica del pensiero gnostico, Brescia, 1997;*
- H.-C. Puech, Sulle tracce della gnosi, Milano, 1985.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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