Dall'esodo all'itinerario

Lo straniero nella Bibbia, una lettura protestante

  • Yann Redalié

    Professore di Nuovo Testamento – Facoltà Valdese di Teologia, Roma  

  • lunedì 30 Marzo 2015 - 17.30
Centro Studi Religiosi

Audio integrale

La Bibbia è un libro di uscite, più che di entrate. L’esodo è l’archetipo inaugurale dell’identità del popolo, più della conquista della terra promessa. Abramo diventerà padre dei credenti attraverso la sua uscita da Ur dei caldei per mettersi in cammino sulla base di una promessa. Giuseppe viene espulso dai suoi fratelli e diventa grande e potente in un paese straniero. Mosè il liberatore porta il suo popolo fuori dall’Egitto. Poi l’esilio sarà questo trauma terribile che senza fine fa riscoprire la propria terra come promessa, ed è esperienza decisiva anche nella costituzione della Bibbia. Il motivo che più di ogni altro esprime l’identità del popolo di Dio è l’uscita, l’esodo. L’identità si costituisce nell’uscita. Ma l’uscita diventa itinerario. Non si tratta solo di lasciare una terra, di liberarsi da una schiavitù, si traccia un itinerario rilevante. Come? Raccontandolo e ri-raccontandolo, ogni volta integrando nuove esperienze. L’uscita diventa una vita da raccontare a qualcuno, un’identità da condividere con altri, una fede da confessare a tutti. Perché anche Dio esce e si fa vicino: «udì la nostra voce, vide la nostra oppressione». Dio entra nella mischia e l’uscita diventa itinerario nel quale il popolo, ma anche ciascuno, può dire nello stesso soffio la fede e la propria identità, come un percorso, come una traccia che lascia il segno sul terreno. Questo perché quando il popolo chiama, Dio risponde. Dio viene e chiama, l’uomo va e risponde. (…) L’esodo si trasforma in un itinerario. Dio non chiede uno spazio riservato per intervenire nella storia dell’uomo, non interviene in uno spazio sacro, entra nella mischia e l’uscita diventa itinerario nel quale il popolo, ma anche ciascuno può dire nello stesso soffio la fede e la propria identità. Questo passaggio dall’esodo all’itinerario ci richiama con forza in una società dove molti si sono incamminati, costretti dalla violenza, dalla necessità economica, o anche mossi dal bisogno di scoprire nuovi orizzonti, dalla speranza di vivere un vita più serena e appagata, e sono approdati in terra altrui. Emigranti, migranti, immigranti. La promessa è che tutti questi esodi potranno diventare degli itinerari, percorsi significativi che ciascuno potrà raccontare ad altri e anche ai propri figli nella durata. Anche per noi l’identità diventa narrativa, perché deve potere integrare il cambiamento, la mutazione, l’eterogeneità nella coerenza di una vita. L’identità, una tensione tra qualcosa come un nucleo permanente e il cambiamento, e l’eterogeneità nella quale la mia vita rischia di disperdersi. Raccontare la propria vita è articolare gli elementi di permanenza e quelli di cambiamento. E la narrazione costruisce il carattere durevole di un personaggio, questa è l’identità narrativa, l’identità dinamica propria alla storia raccontata. L’identità della storia fa l’identità del personaggio. La narrazione è unificatrice, dà un significato alla diversità degli avvenimenti, che non sono più soltanto una successione. L’intrigo dà una forma che li raduna dalla dispersione episodica. Raccontare la propria vita richiede di diventare autori della propria storia. Non a caso nell’evangelo Gesù insegnava con autorità. Rende l’ammalato, l’impuro, l’escluso, il peccatore autore. Autore della propria vita, autore dell’itinerario raccontato. (…) Gli itinerari diversi si incrociano. Questo vale sia per l’individuo sia per i gruppi o le comunità. Anche l’incontro si racconta. Dall’intreccio dei vari itinerari nasce anche la grande tela delle storie raccontate. Israele più di ogni altro popolo ha creato la sua identità attorno ai racconti che ha prodotto; rileggendo e modificando racconti anteriori per creare nuove narrazioni. L’incontro di alleanza tra Dio e l’umanità è una storia di uscite e di itinerari significativi raccontati.

(da Y. Redalié, Piste bibliche per una teologia interculturale, in «Protestantesimo», LXVI, 2011, n. 4, pp. 363-365)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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