Il divertimento sano e onesto

Nascita dell'oratorio e organizzazione religiosa dello svago

  • Stefano Pivato

    Docente di Storia contemporanea - Università di Urbino

  • giovedì 10 Dicembre 1998 - 17,30
Centro Studi Religiosi

“Divertire è una parola latina, vuol dire scantonare, prendere una strada laterale, voltare da una parte, uscire un po’ dalla strada di tutti i giorni […]. Il divertimento serve soltanto a quelli che non riescono a riempire decentemente le ventiquattro ore della giornata”. Ad esprimersi in questi termini era, nel 1965, don Lorenzo Milani, il parroco di Barbiana che due anni più tardi con Lettera a una professoressa avrebbe scritto uno dei testi di culto del movimento giovanile del 1968.

Può stupire che un sacerdote la cui fama è entrata nel sentire comune come sinonimo di contestazione, modernità e progresso si esprimesse in toni così severi nei confronti del divertimento. In realtà don Lorenzo Milani faceva proprie posizioni e accenti largamenti presenti nel mondo cattolico. Nel quale, fin dalla fine dell’Ottocento, sembrano fronteggiarsi due posizioni antitetiche. L’una fermamente contraria ad ogni forma di divertimento, l’altra fautrice invece di una linea tesa a considerare lo svago come strumento di evangelizzazione.

Si tratta, per quest’ultima posizione, di una tradizione che per l’ultimo secolo risale a don Bosco e alla cultura salesiana, che nella seconda metà dell’Ottocento, di fronte all’emergere della questione giovanile, elaborano quel modello del “sano e onesto divertimento” concepito come strumento di aggregazione per i giovani. Forme di svago come quelle del teatrino, dello sport e, più tardi, del cinematografo diventano strumenti non secondari di aggregazione della cultura giovanile cattolica. E forme di aggregazione particolari come quelle dello sport diventano anche strumenti di una educazione rivolta a trasformare l’antropologia del militante cattolico. Giovanni Semeria, il barnabita ligure in odore di modernismo che all’inizio del secolo formulò una compiuta teoria dello sport cattolico, riteneva infatti che lo sport avrebbe dovuto conferire una mentalità “moderna” al giovane cattolico.

Semeria sosteneva infatti che la pratica sportiva, espressione della cultura industrialista britannica, avrebbe conferito ai giovani cattolici uno spirito “concorrenziale”, li avrebbe in definitiva predisposti, attraverso il senso della competizione e della gara, alla sfida della modernità del Ventesimo secolo. Di più, la diffusione della pratica sportiva avrebbe contribuito a contrastare quella immagine del cattolico “fiacco e debole” teorizzata da Nietzsche in L’anticristo e diffusa nella cultura anticlericale italiana.

L’oratorio, “luogo dove si perde tempo” secondo il severo giudizio di don Milani, sarebbe entrato definitivamente in crisi come modello di aggregazione giovanile a partire dagli anni Sessanta in coincidenza con l’espansione del boom economico e il più generale processo di secolarizzazione della società italiana.

Riferimenti Bibliografici


Bibliografia di Stefano Pivato

Volumi

- Il teatro di parrocchia. Mondo cattolico e organizzazione del consenso durante il fascismo, Roma, F.I.A.P., 1979;
- "Sia lodato Bartali". Ideologia, cultura e miti dello sport cattolico, Roma, Edizioni Lavoro, 1985;*
- Clericalismo e laicismo nella cultura popolare italiana, Milano, Franco Angeli, 1991;*
- I terzini della borghesia. Il gioco del pallone nell'Italia dell'Ottocento, Milano, Leonardo, 1991;
- La bicicletta e il sol dell'Avvenire. Tempo libero e sport nel socialismo della Belle Epoque, Firenze, Ponte alle Grazie, 1992.

Saggi e articoli

- Il mondo cattolico e lo sport: Gino Bartali, in «Belfagor», 1980, fasc. 2, pp. 227-232;*
- Il mondo cattolico e il cinema: preliminari per una storia, in Cinema e parrocchia 1930-1960, Rimini, 1980, pp. 7-17;
- Bianco e nero. Gli anni del cinema di parrocchia (cura in collaborazione con G. Gori), Rimini, Maggioli, 1981;
- Socialisti e cattolici di fronte al problema della refezione scolastica alla fine dell'800, in «Movimento operaio e socialista», 1983, n. 1, pp. 109-116;*
- I cattolici e l'istruzione popolare, in CIRSE, Istruzione popolare nell'Italia liberale. Le alternative delle correnti di opposizione, a cura di G. Genovesi e C.G. Lacaita, Milano, Franco Angeli, 1983, pp. 111-139;
- Don Bosco e la "cultura popolare" del suo tempo, in Francesco Traniello (a cura di), Don Bosco e la cultura popolare, Torino, Sei, 1987, pp. 254-293;
- Football e neotomismo, in «Belfagor», 1990, n. 3, pp. 332-341;*
- Don Bosco y el teatro popular, in Don Bosco en la historia, Roma-Madrid, Las- Editorial CCS, 1990, pp. 429-439;
- The bicycle as a political simbol: Italy, 1885-1955, in «The International Journal of the History of Sport», sept. 1990, vol. 7, pp. 173-187;
- Coppi et Bartali: un mythe entre politique, sport et imaginaire collectif, in Anthropologie du sport: perspectives critiques, Paris, AFIRSE, 1991, pp. 67-71;*
- Soccer, religion, authority: notes on the early evolution of Association football in Italy, in «The International Journal of the History of Sport», 1991, n. 3, pp. 426-428;
- Strumenti dell'egemonia cattolica, in Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, a cura di Simonetta Soldani e Gabriele Turi, Bologna, Il Mulino, 1993, pp. 361-383;*
- Italian Cycling and the creation of a catholic hero: The Bartali Myth, in «The international journal of the history of sport», vol. 13, March 1996, pp. 128-138

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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