Il lavoro della censura

Lingua volgare e lettura della Bibbia nella prima età moderna

  • martedì 10 Novembre 2009 - 17.30
Centro Studi Religiosi

Audio integrale

L’allarme suscitato dalla diffusione delle dottrine protestanti e dal risveglio di interesse e di curiosità per le tematiche teologiche da parte di uomini e donne di ogni ceto, i quali «con tutto che non habbino intelligentia delle sacre scritture» si erano sentiti legittimati a «por bocca nelle cose pertinenti alla religione et de essa ragionare così alla libera come se fossero gran theologi», indusse Roma a proibire alla massa dei credenti l’accesso al testo sacro, vietandone le traduzioni nelle lingue materne. Divieti e condanne si susseguirono a partire dalla metà del sedicesimo secolo finalizzati a riaffermare il monopolio del latino e a erigere steccati sempre più alti tra religione dei chierici e credenze dei fedeli e ad allontanare chi era privo di una formazione classica da una consapevolezza religiosa e da un approccio critico alla propria fede. In tal modo venne bruscamente interrotta per oltre due secoli l’inveterata consuetudine degli italiani con le Sacre Scritture, riconosciuta anche al Concilio di Trento, durante i dibattiti sulla liceità delle traduzioni bibliche nelle lingue vernacolari.

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Solo il 7 marzo 1965 «la lingua parlata» entrò per la prima volta «ufficialmente nel culto liturgico» come sottolineò Paolo VI nella prima messa in italiano da lui pronunciata nella chiesa di Ognissanti sull’Appia Nuova. Ma quell’evento, definito dal papa stesso «memorabile nella storia della Chiesa», non avvenne senza una forzatura da parte sua della Costituzione sulla liturgia del concilio Vaticano II (approvata nel dicembre del 1963) che aveva confermato l’uso della lingua latina dando soltanto un più largo spazio alle lingue vernacole. Nell’omelia del pontefice, il quale ricordò come in quella prima messa avesse «sacrificato tradizioni di secoli per arrivare a tutti», si avverte, del resto, l’eco delle battaglie conciliari che avevano visto i vescovi italiani e spagnoli schierarsi contro innovazioni in campo liturgico. Per cogliere il carattere rivoluzionario di quell’«arrivare a tutti» montiniano occorre, però, spingersi oltre i dibattiti del Vaticano II e le resistenze che incontrò la proposta dell’uso delle lingue vernacole e guardare alla plurisecolare tradizione della Chiesa che dell’inaccessibilità del suo sapere per la massa dei credenti aveva fatto un obiettivo fondamentale della propria strategia magisteriaIe. In effetti, dopo una fase in cui si era avvalsa delle risorse dell’arte tipografica e dello sviluppo del volgare per diffondere al di fuori di ristrette cerchie chiericali il suo patrimonium fidei, la Chiesa – a seguito del trauma della Riforma protestante – invertì la rotta, interrompendo un percorso che si era rivelato pieno di insidie. Nel giro di mezzo secolo, gli spazi crescenti che la lingua italiana era riuscita a conquistarsi, favorendo non soltanto tra i laici, ma anche tra i membri del clero regolare e secolare e tra le monache, il superamento della barriera costituita dalla sempre più diffusa incomprensione del latino, vennero progressivamente ridotti, con conseguenze sulla cultura, oltre che sulla religione, di cui è difficile sottovalutare la portata. Le ricadute di un’operazione volta a riaffermare il monopolio del latino – e attraverso di esso del clero – sulla cultura religiosa andarono ben al di là della sfera teologica e biblica, determinando profonde modifiche nella pratica devota e nell’insegnamento primario e riorientando interi settori della produzione libraria.

(da G. Fragnito, Proibito capire, Bologna, il Mulino, 2005, pp. 10-11)*

Riferimenti Bibliografici

- G. Caravale, L'orazione proibita. Censura ecclesiastica e letteratura devozionale nella prima età moderna, Firenze, Olschki, 2003*; - G. Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605), Bologna, il Mulino, 1997*; - G. Fragnito, Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima età moderna, Bologna, il Mulino, 2005*; - M. Infelise, Il libri proibiti da Gutenberg all'Encyclopédie, Roma-Bari, Laterza, 1999*.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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