Il lavoro della polis

Vita attiva e vita contemplativa nella tradizione greca classica

  • Giuseppe Cambiano

    Professore di Storia della filosofia antica - Scuola Normale Superiore di Pisa

  • venerdì 25 Ottobre 2002 - 17.30
Centro Culturale

Punti di partenza sono due aspetti peculiari della riflessione filosofica greca tra il V e il IV secolo a.C. sul problema del lavoro: per un verso, l’assenza, anche sul piano linguistico, di un concetto unitario di lavoro come insieme di condotte omogenee ed equiparabili, e per l’altro la formazione di un concetto di techne come “saper fare”, ossia come insieme di procedure orientate verso determinati scopi e guidate dal sapere che consente di raggiungerli. Il concetto di techne si sovrappone alle nozioni moderne di lavoro, ma non coincide totalmente con esse. Le tecniche, anche quelle manuali, sono riconosciute già da intellettuali del V se-colo come uno dei tratti decisivi di differenziazione tra l’uomo e gli altri animali.

Ma i filosofi del IV secolo tendono a sottolineare prevalentemente l’aspetto cognitivo della techne, tanto che Platone usa sovente quest’ultimo termine come pienamente equivalente a quello di episteme, per esempio per caratterizzare la procedura filosofica per eccellenza, la dialettica. Ciò lo conduce a istituire una gerarchia di valore tra i vari tipi di attività umana e tra le figure sociali che ne sono portatrici all’interno della polis, anche grazie alla distinzione fra tecniche di produzione e tecniche di uso, che contengono rispetto alle prime una componente cognitiva superiore. Su questa base si può pervenire alla svalutazione di quelle che erano chiamate attività banausiche ed erano proprie anche di determinati strati di cittadini liberi, non solo degli schiavi, e delle stesse attività tecniche in senso stretto rispetto alle forme di sapere disinteressato e non orientato verso scopi utilitari. Aristotele accoglie questi risultati platonici, ma con una correzione decisiva, restringendo l’ambito della techne a quello della produzione di oggetti durevoli e distinguendola in quanto tale sia dalla praxis, sia dalla episteme. In tal modo egli accentua ulteriormente la dicotomia di valore tra le attività produttive e le attività proprie, da una parte, del cittadino (la politica e la guerra) e, dall’altra, del filosofo dedito alla vita teoretica o contemplativa.

Riferimenti Bibliografici


- B. Farrington, Scienza e politica nel mondo antico - Lavoro intellettuale e lavoro manuale nell’antica Grecia, Milano 1981;*
- M.I. Finley, Economia e società nel mondo antico, Roma-Bari 1984;*
- M. Isnardi Parente, Techne. Momenti del pensiero greco da Platone a Epicuro, Firenze 1966;
- J.-P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci, Torino 1970.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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