La differenza non è ciò che ci separa

Per un'analisi comparativa delle letterature e delle culture

  • Ute Heidmann

    Professoressa di Letteratura comparata - Université de Lausanne

  • venerdì 10 Maggio 2013 - 17.30
Scuola Alti Studi

Audio integrale

Secondo l’interpretazione canonica, Babele, il mito condiviso misteriosamente da tutte le civiltà, parla di una lingua originaria (Ursprache) in cui parola e cosa si coappartengono, una situazione paradisiaca a cui succede, a seguito di una colpa sventurata, la punizione e la dispersione caotica delle lingue plurali. La necessità della traduzione per superare l’incomunicabilità resta così sinistramente legata alla colpa. Ma se cambiamo prospettiva sul significato del mito, la traduzione può apparirci legata non a una colpa, ma a un atto di assunzione del limite e del necessario distacco dall’identico e dall’indifferenziato: un atto, quindi, di conoscenza e di crescita. Il mito parla di un fantasma, di una lingua originaria assente: in quanto tale, in quanto pensa una mancanza, può essere considerato un mito retroattivo e consolatorio, che mentre consola della perdita (aspetto regressivo) attira l’attenzione sulla differenza e sul limite (aspetto progressivo). Interpretato in questo modo, il mito di Babele insegna in fondo a pensare il problema dell’uno e dei molti, perché rappresenta le differenze sullo sfondo di un’unità perduta: nei termini di Benjamin, rappresenta le differenze sullo sfondo di un rapporto intimo che richiede il legame intensivo della traduzione. Sullo sfondo dell’unità originaria, la traduzione, cioè il passaggio tra le lingue plurali, è la presa d’atto della necessaria differenziazione e insieme apertura al trattamento possibile delle differenze. Si può così considerare in una prospettiva diversa la traduzione: non più come espiazione di una colpa, ma come l’incontro arricchente delle lingue plurali. […] Non c’è linguaggio senza il moltiplicarsi delle realizzazioni in lingue differenti, senza traduzione e forse senza proiezione di una lingua originaria assente, non c’è lingua senza Babele (per quanto non sia possibile formulare ipotesi scientifiche corroborabili sull’origine di tutte le lingue, né sull’origine del linguaggio).
(S. Borutti e U. Heidmann, La Babele in cui viviamo. Traduzioni, riscritture, culture, Torino, Bollati Boringhieri, 2012, pp. 151-152)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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