Le voci dell'umanità

Jubilee Shouters in concertoDirettore: Gianna Grazzini

Festival Filosofia


Programma

Every body is free (Tarver)
Hold on (Traditional AfroAmericano)
Mupepe (Ninna nanna Pigmea)
Ain’t got time to die (Traditional)
Soon Ah will be done (Dawson)
I wanna be ready (Traditional)
I want Jesus (Traditional)
Deep River (Traditional)
Elijah Rock (Traditional)

Intervallo

Festival Response (Stoker)
Umngoma (Canto Zwahili)
Nana (Ninna nanna IspanoAraba)
I wish you love (Trenet)
La Folia (Tema rinascimentale)

Black & Blue (Waller)
A Foggy Day (Gershwin)
Mercy Mercy Mercy (Zawinul)
Hush and Listen (Traditional)
Oh Happy Day (Traditional)

Solisti: Cinzia Bertocci, Luca Latini, Franco Nesti, Titta Nesti, Francesca Messina, Sergio Pistelli, Raffaella Ranucci, Claudio Tosi

Quest’anno per il festival della filosofia dedicato all’umanità, la Gioventù Musicale propone musiche sacre e profane della tradizione afroamericana, Gospel e Jazz, Spiritual e Crossover, tradizione e contaminazione. Ascoltando queste musiche, con acustiche che diventano silenzio riverberante in cui le armonie trovano spazio, si arriva alla fine di un brano col fiato sospeso, con la sensazione di essere andati lontano e di dover ritrovare uno spazio fisico a cui tornare. Nell’ordine si potrà ascoltare: “Every body is free”, un grido in un mondo in cui l’essere liberi non è per tutti un diritto. “Hold on”, un canto di resistenza e speranza. Una ninna nanna pigmea, “Mupepe”, con suoni della foresta e canti di uccelli. Un entusiasmante brano sacro dal testo strepitoso: “Ain’t got time to die” (“Non ho tempo di morire”), “Non ho tempo di morire – recita il canto – sono così impegnato a servire il mio Signore e ad aiutare chi ha bisogno che ho troppo da fare, non ho tempo di morire!”. A seguire due brani dal tema escatologico: “Soon” e “I wanna be ready”. Il primo esalta il regno dei cieli, luogo in cui ci si ricongiungerà con i propri cari, il secondo recita della tunica bianca, colore del lutto nella cultura afroamericana. La musica giubilante e gioiosa è dunque anche accompagnata dalla lancinante dimensione drammatica: “I want Jesus”, infatti, recita “Quando la mia testa è piegata dal dolore voglio Gesù al mio fianco”. Segue poi un Traditional caro alla cultura afroamericana per la stratificazione dei suoi significati: il “Deep River” di cui si canta non è solo il biblico Giordano, ma nella tradizione era anche il fiume che separava gli stati del Sud in cui vigeva la schiavitù da quelli del Nord, in cui le persone di colore erano considerate libere. Chiude il primo set la possente metrica di Elijah Rock, uno Spiritual che narra di Elia, Mosè e Satana tentatore, e che testimonia l’amore e la fascinazione che gli schiavi nutrivano per i Profeti. Il secondo set comincia con un Gospel contemporaneo che, contrariamente a quelli del primo set, quasi tutti di tradizione orale, porta la firma di Stoker. Torna poi la madre Africa con un brano in dialetto zwahili, “Umngoma”, in cui la protagonista afflitta da mal di schiena si rivolge alla stregona del villaggio. Il terzo brano, “Nana” è una suggestiva ninna nanna ispanoaraba. Seguono una sezione di cinque brani jazz: una chanson francese assorbita dalla tradizione jazz, “I wish you love”, “La Folia”, riproposto da Bruno Tommaso in chiave jazz con un ipnotico arrangiamento, “Black & Blue”, portato al successo da Armstrong e riarrangiato per noi in chiave cool da Mauro Grossi, il famoso “A foggy day” di Gershwin e il funky-jazz “Mercy Mercy Mercy” di Zawinul, uno dei pochi temi jazz con testo di argomento sociale. Chiudono il concerto due Gospel famosi, entrambi rivisitati in chiave funky, “Hush and Listen” e il celeberrimo “Oh Happy Day”. Il repertorio è eseguito da solisti di grande talento e da un ensemble vocale capace di funambolici cambiamenti a seconda dei brani affrontati. Tutto è eseguito senza strumenti da una piccola orchestra polifonica, metafora dell’umanità stessa: citando, infatti, Schneider nella sua essenza metafisica “la società umana è una polifonia”.

I Jubilee Shouters nascono nel 1986 su iniziativa di Gianna Grazzini, all’interno di uno dei molti corsi di canto da lei tenuti per oltre un decennio presso varie istituzioni musicali (Accademia Musicale di Firenze, Centro Attività Musicale Andrea del Sarto, etc). Nel corso degli anni hanno avuto varie formazioni, sempre caratterizzate dall’intento di esplorare le varie aree geografiche della polifonia extracolta, in particolare di matrice afro – americana. Nell’attuale formazione confluiscono varie realtà, dai Jubilee delle formazioni passate ai componenti di altri gruppi da lei diretti, quali: Academy Gospel Choir, Goober Voices, Florence Mass Choir, Screaming J’S etc. Divisi in quattro sezioni miste, come nella polifonia classica, eseguono brani a quattro, sei, fino ad otto voci miste, prediligendo sempre lo stile "a cappella". Propongono musiche sia di carattere sacro (Gospel e Spiritual) che profano (work songs, street cries, brani di jazz e musica etnica africana). Caratteristica saliente dei Jubilee Shouters è quella di esplorare questo vasto territorio di contaminazioni, proponendo brani classici, i cosiddetti traditionals nati da divulgazione orale, e brani d’autore, del passato e moderni, con diverse cifre stilistiche e diversi approcci vocali. I Jubilee Shouters si sono esibiti in chiese e teatri, musei ed università in tutta Italia. Hanno aperto il concerto dei Take 6 nella loro unica data europea del 1997. Hanno vinto nel ’97 a Milano il concorso nazionale Ma che razza di musica, indetto da Radio Popolare, selezionati tra oltre 70 gruppi, esibendosi all’ex Palatrussardi, insieme agli Olodum (collaboratori di Micheal Jackson); hanno partecipato a Pistoia Blues come supporters di Bob Dylan, all’Estate Fiesolana con un concerto all’Anfiteatro Romano di Fiesole, al Jazz Cocktail come supporters di Tim Berne, al Festival di Montalcino, al Festival Musica e Suoni dal Mondo, al Festival di Sanremo del ’97 come coro degli Oro nella canzone Padre Nostro (scritta da Ruggeri) e con i CSI all’apertura del tour Tabula Rasa Elettrificata, interpretando con loro il brano Gobi. Le loro incisioni includono Black and Blue, per la Sensible Records, Gospel Festival, mille voci per Betlemme, Il canto corale, il track Gobi del cd Tabula rasa elettrificata dei CSI e il track Padre Nostro con il gruppo degli Oro.

Gianna Grazzini, allieva di grandi Maestri, quali James Griffett, Slavka Taskova, Jessica Cash ed Eva Blahova, nel corso della sua brillante carriera ha collaborato con nomi della scena internazionale: Flavio Cucchi, Howard  Arman, Anima Mundi Consort, Federico Maria Sardelli e Modo Antiquo, Homme Armé, Enrico Peranunzi, Bruno Tommaso, Stefano Bollani e molti altri. Il suo amplissimo raggio d’azione copre repertori che spaziano dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco alla Liederistica, dalla musica contemporanea al jazz. Ha cantato come solista in vari paesi europei, e partecipato a numerosi festivals: Segni Barocchi, Festival delle Colline, Festival Cusiano di musica antica, Festival di poesia medioevale di Rimini, Pistoia Blues, Jazz Cocktail, Bremen Jazz Scene, ecc. Dalla sua lunga esperienza di didatta nascono i Jubilee Shouters, di cui è fondatrice e direttore artistico e musicale. Per questa sua attività di direttore è stata insignita del premio Firenze verso il terzo millennio, edizione 1997. Ha all’attivo sei cd, tra cui un inedito di Adriano Banchieri per la Ars Authentic in prima ripresa moderna e Black and Blue come direttore dei Jubilee Shouters. E’ stata votata come miglior talento emergente da Luciano Federighi nel mensile Musica Jazz.

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