Legge pagine sul dottor Jekyll e le figure del doppio

  • lunedì 05 Aprile 2004 - 21.00
VivaVoce

In questo mito (del doppio) c’è la questione dell’uomo, ogni uomo, come campo di battaglia. L’uomo aperto in due, anche nella vita quotidiana, diviso in due persone distinte e opposte, che cercano di accaparrarselo tutto. E’ la vecchia questione del male e del bene, che si può anche indicare come la doppia natura dell’uomo: essere solitario e animalesco che si distingue da tutti; e anche al tempo stesso membro integrato in quella grande indistinzione, in quel grande rituale unisono che è l’umanità.
Le due parti non sono però equivalenti. Una è l’oppressa, la nascosta, la buia, la condannata, la parte di noi che assomiglia a coloro che ci sono antipatici e a cui non si vorrebbe mai somigliare. L’altra parte è la cristallina, la diurna, l’onorevole; ma se solo questa ci fosse, saremmo perfetti fino alla noia, saremmo come chiunque, senza sorpresa, dei cloni, delle pecore, dei funzionari nazisti.
In epoca moderna tale tormentoso dissidio ritorna con insistenza nella letteratura; prima e indipendentemente dalla psicanalisi; e prende la forma di uno sconosciuto qualcuno che abita in noi, generando quel genere moderno e supremo di pazzia che ha il nome di schizofrenia, divisione della personalità.
Stevenson ha mirabilmente immaginato il caso del dottor Jekyll che si trasforma nell’altro se stesso, il disgustoso, peloso e assassino signor Hyde (signor Nascosto), apparendo alternativamente come l’uno, oppure come l’altro.
Il mite signor Goljàdkin (nel Sosia di Dostoevskij) ci convive invece con questo suo sé gemello e guastafeste; come quando (in forma più lieve ma già avviata su questa strada) ci si ascolta parlare e non ci si sopporta, come quando noi stessi siamo di peso a noi stessi.
Di questi, e di altri casi della casistica, sarà data lettura.

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