Ricostruzione linguistica e ricostruzione culturale

  • mercoledì 07 Aprile 1999 - 17,00
Centro Culturale

I metodi della ricostruzione culturale mediante la lingua sono essenzialmente due: il metodo lessicalista e il metodo etimologico.

Il primo – caratteristico della linguistica dell’ottocento – è fallace. Dalla presenza di una parola in una comunità linguistica non si può inferire la conoscenza dell’oggetto da parte di quella comunità. L’esperienza quotidiana ci insegna che gli uomini possono nominare cose che non hanno mai visto.
Il metodo etimologico considera il significato descrittivo di un segno, il modo con cui una lingua rappresenta (“descrive”) un determinato referente. Un esempio: l’indole di una persona è detta in italiano “temperamento” cioè, con qualche approssimazione, è descritta come “commistione”. Il significato descrittivo di “temperamento” si motiva nella teoria aristotelica dei quattro liquidi (“umori”) fondamentali la cui diversa commistione (“temperamento”, appunto) si credeva determinasse il carattere delle persone.

Poiché la lingua conserva i resti di culture perdute (il mutamento linguistico è più lento del mutamento culturale: la penna continua a chiamarsi così anche ora che non si scrive più con la penna d’oca) la ricerca etimologica può fornire spunti alla ricostruzione culturale.

Questo è il metodo seguito dal Benveniste nel Vocabolario delle istituzioni indoeuropee.
Ma il Benveniste non sempre avverte un pericolo: quello di considerare pertinente un valore descrittivo virtuale. Nel valore descrittivo di un segno si attua una sola delle molte motivazioni virtualmente possibili: chi non sapesse che la malattia prodotta dall’anofele si chiama malaria “aria cattiva”(questo è il valore descrittivo di “malaria”) perchè la si credeva causata dai miasmi – dall’aria cattiva, appunto – delle paludi, potrebbe fantasticare di altre motivazioni virtualmente possibili: e per esempio credere che la malattia si chiami malaria con riferimento all’alito cattivo degli ammalati o alla mala sorte che li ha colpiti, ché “aria” in antico, ha significato anche “sorte”. Solo la conoscenza filologica della medicina antica ci consente di disambiguare.

Più complesso è il processo che ci consente di ricostruire fasi linguistiche e culturali non documentate. Strumento fondamentale è la comparazione linguistica. Se in una lingua esiste un sistema lessicale coerente e articolato – per esempio una tassonomia – e questo si motiva in una rappresentazione del mondo, in una ideologia, e in un’altra lingua esistono solo i resti – i disiecta membra – di quel sistema lessicale, allora si può inferire che questa seconda lingua abbia conosciuto nella sua preistoria il sistema intero; ed abbia partecipato all’ideologia che lo motiva.

La ricostruzione culturale operata mediante la lingua è dunque, essenzialmente, ricostruzioni di ideologie.

La mia conversazione, traendo lo spunto dal Benveniste, darà alcuni esempi di ricostruzione indoeuropea.

Riferimenti Bibliografici


- E. Campanile (a cura di), Problemi di lingua e di cultura nel campo indoeuropeo, Pisa, Giardini, 1983.
- E. Campanile, La ricostruzione della cultura indoeuropea, Pisa, Giardini, 1990.*
- R. Lazzeroni (a cura di), Linguistica storica, Pisa, NIS, 1987.*
- R. Lazzeroni, La cultura indoeuropea, Bari-Roma, Laterza, 1998.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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