Mente e linguaggio negli animali non umani

Un dibattito tra Medioevo ed età moderna

  • Stefano Gensini

    Professore di Filosofia del linguaggio Università di Napoli “L’Orientale”

  • venerdì 18 Novembre 2005 - 17.30
Centro Culturale

Audio integrale

Sulle orme lasciate dalla medicina antica e da Aristotele, il pensiero tardo-antico e poi medievale si interroga sulle capacità mentali e comunicative degli esseri umani e degli animali diversi dall’uomo, cercando di individuare analogie e differenze. Si configurano due grandi filoni interpretativi: uno, definibile come continuista, vede fra umani e animali differenze solo di grado, e riconduce tendenzialmente il linguaggio alla sfera espressiva e alla dimensione del bisogno naturale. La tradizione epicurea e lucreziana, ma anche Plutarco, sono alla radice di questo atteggiamento, che riaffiorerà nel XVI secolo nella riflessione scetticheggiante di Montaigne e di là si prolungherà al materialismo cognitivo dei “libertini”, nel secolo successivo (Gassendi, l’anonimo Theophrastus redividus ecc.). Il secondo filone, discontinuista, ha un suo snodo fondamentale nella distinzione stoica fra attività cognitiva – “discorso interiore” – appannaggio dei soli umani, e attività linguistica – “discorso esteriorizzato” – condivisa da umani e animali: di qui un’autorevole ipotesi dualista che percorre il Medioevo, riflettendosi significativamente (ad esempio) in Dante e raggiunge, innervandola, la posizione di Descartes, col quale il dibattito mentalista assume la sua forma moderna e per così dire classica. È importante storicizzare il mentalismo cartesiano (i cui argomenti risuonano nei dibattiti odierni, da Turing a Searle) per capire che esso rappresenta una svolta in un contesto culturale in cui le proposte continuiste (sulle quali convergevano il neoepicureismo dei libertini, il naturalismo di impronta aristotelica dei filosofi naturali del Cinquecento e del primo Seicento, lo scetticismo di Montaigne e di altri, rinverdito dalla riscoperta di Sesto Empirico) avevano una posizione di grande risalto. Il nucleo razionale di questo importante confronto teorico parla nitidamente al dibattito teorico attuale, imperniato su una nozione decentrata di mente e sull’analisi differenziata del rapporto mente-linguaggio in riferimento agli umani, agli animali non umani, al mondo dell’artificiale.

Riferimenti Bibliografici

- F. Cimatti, La mente silenziosa. Come pensano gli animali non umani, Roma, 2002;* - D. Dennett, La mente e le menti, Milano, 2000; - S. Gensini, Linguaggio e anime "bestiali" fra Cinque e Seicento, in �Studi filosofici�, XXV-XXVI, 2002-2003, pp. 43-68; - F. Lo Piparo, Aristotele e il linguaggio, Roma-Bari, 2003;* - G. Vallortigara, Altre menti. Lo studio comparato della cognizione animale, Bologna, 2000.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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