Antropologia della paura

Desiderio, mimesi, rito

  • venerdì 11 Dicembre 1998 - 17,30
Centro Culturale

In Europa, milioni di donne e di uomini fanno pagare ad altri uomini e altre donne il prezzo d’una paura che vive sui confini. Non si tratta della Grande Paura che, per quasi mezzo secolo, ha dato forma al mondo, al nostro come al loro, all’Impero del Bene come all’Impero del Male. Al contrario, questa paura nuova – o che tale ci appare – si manifesta nell’immaginario diffuso come rischio incombente che il mondo perda la sua forma, che l’Est venga a Ovest, che il Sud salga a Nord.

Non più paradossalmente sorretta e confermata dall’immagine speculare del grande Nemico, la nostra percezione dei confini s’è fatta angosciosa. L’Europa s’avverte come una Città assediata, violentata da una migrazione epocale, da un’invasione barbarica. Ce ne viene così un innalzamento del pregiudizio, una riemersione inquietante dei meccanismi più arcaici, tra quelli che fondano e nutrono il sentimento d’identità dei gruppi e dei singoli in essi. (…)

Tenteremo dunque di scendere fin nel fondo di quegli stessi meccanismi arcaici, per coglierne non tanto le motivazioni morali, per così dire di superficie, quanto quelle, di carne e di sangue, che stanno “al di là del bene e del male” (so, tuttavia, che nel mio orrore s’esprime comunque una prospettiva, e perciò una valutazione morale). Troveremo che gli uomini, animali senza artigli, sprovvisti di strumenti biologici e istintuali adeguati al compito di sopravvivere, s’avvertono e sono sull’orlo d’un Maelstrom, d’un abisso vorticoso aperto sul disordine. Scopriremo che, tentando di vincere questa precarietà, i gruppi si chiudono in confini, si danno centri “istituzionali”, luoghi comuni materiali ma anche e soprattutto rituali e simbolici.

Alle radici di quello che diciamo umano ci si mostrerà così una mai interrotta metamorfosi della paura: paura trasfigurata, capovolta in ordine e sicurezza, tenuta a stento entro confini che paiono ma non sono di pietra. Si tratta d’una costruzione, anzi d’un artificio grandioso, ma terribilmente precario. Ipotizzeremo che, per reggerne lo sforzo, gli uomini ricorrano a meccanismi crudeli che cercano di ridurre e domesticare la complessità indesiderabile del mondo.

La loro tecnica – e in particolare quella dei semplificatori del mondo, santi inquisitori o cinici demagoghi che siano – pare esser sempre quella dell’espulsione della paura oltre i confini del gruppo, o almeno ai suoi margini. Localizzando lì, nel nemico o nello straniero, la colpa della crisi avvertita e temuta, s’ottiene di dar vita a un ulteriore “luogo comune” sostitutivo o di rinforzo. Capita così che il nero, l’ebreo, lo zingaro o, come avviene sempre più, l’immigrato assumano il ruolo di pharmakói, di capri espiatori: insieme veleno e antidoto, responsabili del disordine e, in quanto vittime immolate, propiziatori dell’ordine.
(Da R. Escobar, Metamorfosi della paura, Bologna, il Mulino, 1997, pp. 5-6)

Riferimenti Bibliografici


- L. Alfieri, Dal conflitto dei doppi alla trascendenza giudiziaria, in G. M. Chiodi (a cura di), L’immaginario e il potere, Torino, Giappichelli, 1989;*
- L. Alfieri, Il terzo che deve morire, in G. M. Chiodi (a cura di), Simbolica politica del terzo, Torino, Giappichelli, 1996;
- W. Burkert, Mito e rituale in Grecia, Bari, Laterza, 1987;*
- W. Burkert, Homo necans, Torino, Boringhieri, 1981;*
- E. Canetti, Massa e potere, Milano, Adelphi, 1981;*
- R. Escobar, Metamorfosi della paura<, Bologna, il Mulino, 1997;*
- A. Gehlen, L’uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Milano, Feltrinelli, 1983;*
- A. Gehlen, Le origini dell’uomo e la tarda cultura, Milano, il Saggiatore, 1994;*
- A. Gehlen, Prospettive antropologiche, Bologna, il Mulino, 1987;*
- A. Gehlen, Antropologia filosofica e teoria dell’azione, Napoli, Guida, 1990;*
- R. Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca, Milano, Bompiani, 1965;*
- R. Girard, La violenza e il sacro, Milano, Adelphi, 1980;*
- R. Girard, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Milano, Adelphi, 1996;*
- G. Simmel, Sociologia, Milano, Comunità, 1989, capitolo Il contrasto (in particolare pp. 239-43, contenenti un’analisi illuminante della «gelosia»).

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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