Homo religiosus?

L’esperienza del sacro nella storia delle religioni

  • Natale Spineto

    Professore di Storia delle religioni – Università di Torino

  • martedì 02 Ottobre 2018 - ore 17.30
Centro Studi Religiosi

Video integrale

L’homo religiosus è l’uomo che vive l’esperienza del sacro: l’uomo che fa esperienza di una realtà che lo trascende, una realtà che valorizza la sua esistenza e le dà senso. Il concetto di homo religiosus ha una lunga storia, anch’essa oggetto delle disamine storiografiche di Julien Ries, e pone tutta una serie di problemi metodologici che lo studioso ricostruisce e per i quali propone risposte. Ma la questione basilare è quella del suo statuto epistemologico, quella del fondamento del suo valore euristico negli studi antropologici. I fenomenologi della religione «classici» lo hanno sempre considerato come un presupposto valido e, anzi, fondamentale della ricerca e gli esponenti delle nuove forme di fenomenologia hanno cercato di dargli nuova vita dopo il naufragio delle fenomenologie tradizionali. Da un punto di vista radicalmente decostruttivo, invece, si osserva che il concetto di uomo è problematico (proprio contro l’homo religiosus si indirizzano alcune delle critiche «postmoderne») e quello di esperienza anche (ci si può infatti domandare fino a che punto l’esperienza umana sia suscettibile di essere studiata o descritta, soprattutto nelle religioni antiche); nozioni come quelle di senso e di trascendenza, poi, sono polisemiche e introducono variabili difficilmente controllabili in un discorso scientifico. Non è evidentemente questa la sede per riprendere i termini di un dibattito intorno alle prospettive decostruttive che ha occupato gli studi religiosi negli ultimi anni, né di valutare il ruolo della nuova fenomenologia nelle ricerche attuali sulle religioni. Si può comunque ritenere che, a meno di non voler rinunciare a tutto l’apparato terminologico di cui disponiamo, un uso delle parole di cui la nostra lingua dispone – con tutte le cautele del caso – è inevitabile. Se dunque ha un senso parlare di uomini che si rivolgono a quella che ritengono essere una dimensione altra e fondante rispetto alla realtà in cui vivono, a un primo livello di risposta si dirà che Ries è interessato a individuare e ricostruire le caratteristiche delle attività e delle credenze di quegli uomini (non necessariamente di tutti gli uomini e di tutte le civiltà). Ed effettivamente una parte cospicua della sua opera è dedicata appunto a quella che possiamo qualificare come la descrizione e la definizione storica dell’homo religiosus.

Ma l’antropologia del sacro non si limita a questo. L’idea dell’homo religiosus non è soltanto uno strumento euristico per individuare pratiche e idee religiose. È invece, in qualche modo, il punto di partenza e il punto di arrivo della ricerca, e comporta almeno altre due componenti: l’idea che l’uomo è naturaliter religiosus, cioè che la religiosità è inscritta nel suo essere naturalmente e necessariamente, e l’idea che la completezza, la pienezza dell’esperienza umana non può essere conseguita che realizzando e portando a compimento tale religiosità naturale. Questa duplice tematica ricalca gli assunti di Mircea Eliade, che cerca di avvalorare l’idea che l’uomo è intrinsecamente religioso, cioè che la tensione verso il sacro è una componente strutturale e strutturante della sua identità. Ries riprende le idee di Eliade e le definisce meglio sia ricollegandole alla storia della nozione dell’homo religiosus, sia dibattendo con quelle prospettive che negano, con varie motivazioni, la validità euristica del concetto in questione, sia ripensandola in rapporto a certe forme di ermeneutica contemporanea (il principale punto di riferimento a questo proposito è Paul Ricoeur) e agli studi sull’immaginario di Gilbert Durand.

 

(da N. Spineto, Julien Ries e la fondazione di un’antropologia del sacro, in Id., a cura di, L’antropologia religiosa di fronte alle espressioni della cultura e dell’arte, Milano, Jaca Book, 2009, pp. 92-95)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

Altre conferenze del ciclo

Torna all'archivio conferenze