Il maestro interiore

Disciplina della curiositas nella tradizione agostiniana

  • Roberta de Monticelli

    Professoressa di Filosofia della persona - Università Vita-Salute San Raffaele di Milano

  • da venerdì 12 Novembre 1999 a giovedì 30 Dicembre 1999 - 17,30
Centro Culturale

“Nutre la mente solo ciò che la rallegra”. In questa proposizione si cela il segreto di una filosofia ormai libera dalla cura, e quindi da quella vana curiositas che alimenta l’erudizione dei letterati e le dispute delle scuole. Dissipazione più che tensione conoscitiva, disordinata avidità di possedere ciò che non ci appartiene già, vano occuparsi per distrarsi da un malcelato affanno esistenziale, la curiositas cui le Agostino dedica pagine famose è una ricerca “senza cuore”: immemore cioè dell’io, e di Dio.

A questa angoscia della mente si oppone in Agostino il sogno di una felicità mentale: fine di una filosofia intesa come cultura animi o ricerca di ciò che ci appartiene, indagine intellettuale che è insieme rimemorazione delle tendenze profonde di una vita. Coniugato con la sapienza ermeneutica che è in fondo rara presso i greci dell’antichità classica quanto rigogliosa nei secoli della cristianità, questo ideale rivivrà, ci pare, ben oltre questi secoli. Se la Scolastica ha una formula per designare questo genere di ricerca conoscitiva – per modum inclinationis, vel connaturalitatis – sulla felicità mentale troviamo ancora pagine quasi liriche in Leibniz, forse l’ultimo grande erede della metafisica agostiniana. Kant stesso conclude la sua prima Critica contrapponendo alla fatica di ogni disciplina, che costringe le inclinazioni personali, l’agio della cultura, che le sviluppa e le affina. Se una felicità della mente è possibile, non è nella “disciplina della ragion pura” che la si deve cercare. E forse in effetti dopo Kant la forma memoriale di sapienza che alimenta questa felicità sfugge di mano ai filosofi, per trasferirsi in altre forme di scrittura essenziale. Fino a risuonare nel motto goethiano della formazione umanistica: “Non si impara se non ciò che si ama”.
(da R. De Monticelli, Introduzione a Agostino, Confessioni, Milano, Garzanti, 1990)

Riferimenti Bibliografici

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- Agostino, Dialoghi, in Id., Opere, Roma, Città Nuova, 1970-1976;*
­- Agostino, Confessioni, Milano, Garzanti, 1990;*
­- Agostino, De magistro, in Id., Il maestro e la parola, Milano, Rusconi, 1993;*
­- Agostino, , in Id., Ordine, Musica, Bellezza, a cura di Maria Bettetini, Milano, Rusconi, 1992;*
­- Amerio F., Il De Musica di Sant'Agostino, Torino, SEI, 1929;
­- Chenu M.D., La teologia nel XII secolo, Milano, Jaca Book, 1986;*
­- De Monticelli Roberta, La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia, Milano, Guerini, 1998;*
­- Goethe J.W., Faust, Trad. G.V. Amoretti, Milano, Feltrinelli, 1965;*
­- Goethe J.W., Faust, Trad. Franco Fortini, Milano, Mondadori, 1970;
­- Leclercq J., Cultura umanistica e desiderio di Dio: studio sulla letteratura monastica del Medievo, Firenze, Sansoni, 1982;
­- Marrou H.J., Sant'Agostino e la fine della cultura antica, Milano, Jaca Book, 1987;*
­- Parodi M., Il conflitto dei pensieri: studio su Anselmo d'Aosta, Bergamo, Lubrina, 1988.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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