legge Bruce Chatwin

  • Franco La Cecla

    Docente di Antropologia culturale- Università IUAV di Venezia

VivaVoce

Disagi da viaggio

Il disagio del viaggiare, quello che fisiologicamente viene adombrato nel ‘jet-lag’, nel disturbo da spostamento, ritorna ad essere un sentimento forte, fastidioso. Il jet-lag ricorda che il trovarsi a proprio agio dappertutto è una stupida illusione di una manica di ricchi che credono – per il solo fatto di avere distrutto le caratteristiche proprie di ogni luogo costruendovi holiday inn e novotel – di avere cancellato la propria incapacità ad aprirsi al disagio che i mondi estranei devono provocare, per forza di cose, in noi.
Il viaggio come esposizione ad un mondo diverso dal proprio è e diventerà, invece, sempre più scomodo. Somiglia molto più a ciò che gli antropologi sono abituati ad affrontare quando vanno sul campo. C’è una vasta letteratura su questi disagi da viaggio. L’opera che ha aperto il settore è il famoso ‘Diario nello stretto senso del termine’, di Bronislaw Malinowski , pubblicato postumo (Giornale di un antropologo, Roma, 1987). Il padre dell’antropologia moderna è affetto sul campo alle Tobriand da tutti i mali pensabili. Da quelli fisici a quelli psichici, manie ossessive, fantasie erotiche con cui combattere ogni sera sotto la zanzariera, sensi di colpa per letture ‘troppo leggere’ di romanzi e racconti. Il catalogo delle medicine assunto è vario e fitto e rammenta da vicino i mali dell’insonne Proust. A distanza di pochi decenni da un altro viaggiatore negli stessi mari del Sud, Stevenson, Malinowski non è capace di perdersi nel mondo in cui è arrivato, non riesce a ritrovarvi, come Stevenson delle somiglianze rassicuranti alla propria patria d’origine. Quello che ‘frega’ Malinowski, ma che gli consente le sue intuizioni, è proprio il non riuscire a mettersi nei panni dei nativi. Come capita a volte anche a Bruce Chatwin.

Altre conferenze del ciclo

Torna all'archivio conferenze