legge storie yiddish

VivaVoce

“Ormai il luogo più esotico che ci sia nel mondo sono i tre centimetri intorno al mio cervello. Il teatro è ancora il luogo ideale per viaggiare con l’uomo dentro le emozioni e i sentimenti e per incontrare l’alterità”.
E se il turista parte alla ricerca del noto e si porta nei luoghi per renderli a propria misura, per Moni Ovadia – nomade per natura e per avventura – il viaggio è una direzione dell’anima che affonda le radici in faccende molto antiche. Continuatore della plurimillenaria tradizione dei cantastorie, che è senza patria, Ovadia vive gli umori dell’esilio e dello spaesamento, le emozioni dello sradicamento e della precarietà come uno status di umanità, piuttosto che come esotismo da salotto.
Per la serata di VivaVoce, leggerà dunque “dai suoi percorsi”, sempre a cavallo tra mondi e lingue come tra euforia e tristezza, gravità e grazia.
E la scrittura – di Kafka o di Hanis Rizos -, rimessa nella sua voce, può ridiventare potente e carica di magia: “Abracadabra – dice – deriva dall’aramaico e significa ‘mentre parlo creo’, esattamente quello che ha fatto il Padreterno quando disse luce e luce fu”.

L’incontro con Moni Ovadia si terrà presso la Chiesa Auditorium San Carlo.

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