Luigi Mainolfi Città che guardano il mare

Festival Filosofia

Un mondo di volti in terracotta, questo è Città che guardano il mare. Busti di persone che nel fitto gioco della tramatura imposta alla materia – finestre, porte, fessure porose incise sulla superficie – vengono spogliate della loro individualità e prestano la propria forma per accogliere il distendersi dei paesaggi urbani. La maglia della materia si fa autentica metafora del tessuto urbano, del paesaggio metropolitano, che è poi il reale soggetto dei ritratti di Mainolfi. Accogliendo una nota definizione dello stesso scultore, si potrebbe dunque leggere quest’opera come una rappresentazione concettuale della città intesa come corpo e come interazione, non priva tuttavia di un’anima che Mainolfi vuole “amica”, familiare e rassicurante come un volto o un ritratto, appunto.


Così l’artista dscrive la sua opera: “Il mio tentativo, nel mio lavoro, è di rappresentare la terra, il mondo. Penso che viviamo su un corpo, un immenso corpo che una volta aveva forma umana. I volti sono le case”.





Luigi Mainolfi nasce in Campania nel 1948. La sua formazione comincia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ma l’impronta decisiva gli viene dalla frequentazione dell’ambiente artistico e culturale torinese, che negli anni settanta rappresenta il centro dell’avanguardia italiana. A Torino Mainolfi si stabilisce definitivamente nel 1973 e per tutti gli anni settanta sarà interprete tra i più importanti dell’arte contemporanea, attraverso performance ed esposizioni nelle quali mette in scena calchi in gesso del proprio corpo.


Negli anni ottanta Mainolfi imprime alla propria arte una svolta, per quanto riguarda sia la lavorazione dei materiali che l’esecuzione: è del 1980 la Campana – una delle sue opere più note – destinata ad accogliere colore, graffiti e scrittura.


Infine, gli anni Novanta lo consacrano quale artefice di mondi incantati, grazie ai soggetti mitici e alla poesia che ammanta le sue opere, quali Nascita di Orco ed Elefantessa, Arcipelago, Pelle di Serpente, Scarabocchi, Colonne di Sapporo, Dune e Polpi.


Numerose le mostre personali e le biennali cui ha partecipato (San Paolo del Brasile 1981, Parigi 1982, Venezia 1982, 1986, 1992). Nel 2001 è stato scelto come rappresentante dell’arte italiana in Giappone, approdando così al Museo d’Arte Contemporanea di Sapporo.


Nel tempo, il lavoro di Mainolfi si caratterizza per la ricerca quasi sperimentale dei materiali e per il ricorso agli elementi essenziali: la terra, l’acqua, il legno, il ferro, costantemente presenti nelle sue opere.



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