Scienza. Politiche della ricerca e dinamiche sociali

Le frontiere dell'Europa

Seminario di cultura europea, febbraio - marzo 2013


Nelle società occidentali contemporanee esistono più forme di potere, spesso in reciproca competizione: potere politico, militare, economico, intellettuale. All’interno di quest’ultima forma di potere si trovano diversi e contrapposti gruppi: sociologi, teologi, professionisti della comunicazione e dello spettacolo, giornalisti e ovviamente scienziati, oltre che filosofi, artisti, architetti e altri ancora. La scienza, dunque, è oggi a tutti gli effetti una modalità di esercizio del potere che quotidianamente intrattiene relazioni dinamiche non solo con le altre forme di potere intellettuale, ma anche e soprattutto con i poteri politici, militari ed economici. Del resto, nessuna attività si svolge nel «vuoto» perché, al contrario, si realizza in un contesto: anche una delle massime azioni umane – quella di conoscere, in uno sforzo continuo di ricerca della verità – non può esimersi dal confrontarsi con i limiti dati storicamente (siano essi tecnologici o morali, di risorse economiche o di controllo politico). L’attività scientifica, però, non è solo oggetto passivo del controllo da parte delle altre sfere perché, a sua volta, instaura relazioni di potere attraverso la produzione di conoscenze e la determinazione dei principali binari su cui si svolge il discorso pubblico. Inoltre, anche a causa della recente rivoluzione informatica, è spesso il sapere a essere diventato capitale – e non viceversa – che agisce su una direttrice verticale, gerarchica della struttura sociale, distinguendo tra soggetti individuali e collettivi in possesso di saperi (cioè, immeditamente, di potere) e soggetti che invece ne sono privi.

Naturalmente tutto ciò non significa che la ricerca scientifica non sia al servizio del progresso o si sia svincolata dalla sua ideale missione di ricerca della verità visto che, per loro natura, le teorie scientifiche – che, per inciso, non possono essere confinate esclusivamente al mondo delle scienze naturali, ma devono includere anche le scienze umane e sociali – sono incessantemente destinate a essere superate da altre teorie, più adeguate a rispondere alla comprensione della complessità dei fenomeni. La progressiva specializzazione dei saperi ha però reso la ricerca uno strumento al servizio di fini pratici – si pensi, per esempio, alla ricerca fisica e biologica – la cui ricaduta sul piano pubblico è spesso demandata a decisioni di natura privata, prese in segreto nei consigli di amministrazione di grandi organizzazioni produttive e di ricerca. Lungi dal rimandare alla sfera «illuministica» dell’autonomia soggettiva, il sapere inteso come capitale sembra giustificare una condizione sociale ed economica gerarchizzata all’interno della quale le diseguaglianze non solo crescono, ma si cristallizzano in «stati di dominio» che hanno inoltre il privilegio di godere di un ampio consenso popolare, reso possibile dalla diffusione di un’ideologia che tiene insieme, paradossalmente, Stato e mercato, locale e globale, libertà e obbedienza, diritti e diseguaglianze. Abbandonate definitivamente le vecchie pratiche della violenza e della repressione, gli attuali «stati di dominio» sono fondati, costruiti e perpetuati proprio sulla conoscenza, sulla cultura, sull’ideologia. I centri di produzione dei saperi – tutti rigorosamente specialistici – sono infatti monopolizzati da élites che controllano l’agenda pubblica e lo spazio politico, all’interno di una più complessiva strategia che prevede l’uniformazione degli stili di vita (favorita dai media) e la privatizzazione delle risorse – non solo quelle tradizionali (denaro, materie prime, proprietà immobiliari), ma anche quelle che caratterizzano l’attuale sviluppo della società della conoscenza (beni comuni, informazioni, brevetti).

Con la tredicesima edizione del seminario di cultura europea «Le frontiere dell’Europa» il Centro Culturale intende proseguire la discussione sul tema «scienza» già avviata con il ciclo di lezioni dell’autunno 2012. Mentre nella prima parte dei lavori è stata data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni di scienza, nel presente seminario viene dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle società contemporanee in una prospettiva europea, visto che proprio l’Unione Europea, soprattutto dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, pone nella costruzione della «società della conoscenza» uno dei suoi obiettivi strategici. Un tale obiettivo, però, non può essere raggiunto se della «società della conoscenza» viene fornita un’interpretazione esclusivamente oleografica, suadente e rassicurante. Anche il tema della conoscenza deve infatti essere oggetto di discussione poiché è terreno di conflitto attraverso cui prendono corpo – in modo non «tecnico», né neutrale – i modelli di verità e le decisioni che influenzano la vita individuale e pubblica delle società contemporanee. Ed è per questo motivo, allora, che una riflessione sulla specificità delle scienze e sui programmi di ricerca non può fare astrazione da un dibattito più complessivo sul rapporto tra politiche della ricerca scientifica e politiche democratiche.

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • Scienza
Periodo
Informazioni e contatti La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260 cc@fondazionesancarlo.it http://www.fondazionesancarlo.it//

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